Sirena


Sparsi son gli anni che pensier raccoglie,
negli intimi sentieri d’un passato,
oziosi giaccion secchi come foglie,
braman l’oblio d’un animo provato.
S’affaccia uggioso il dì che cenerino,
d’algido sol longevo intirizzisce,
d’ombra s’avvolge nel fatal cammino,
la vita col suo tempo che finisce.

Ma d’un tratto color d’arcobaleno,
il sentimento grave già rischiara,
grigior scompare al dilagar sereno,
per carezza di melodia sì rara.
A tal voce di grazia il ciel s’incanta,
agili note dipingon di colore,
destata speme che si fa cotanta,
immersa in un’armonia d’amore.
Toni soavi d’eleganza effondi,
inebriante onirica visione,
or che leggiadra al tuo udir confondi,
trepido cor vibrante d’emozione.
A stregato miraggio t’assomiglio,
ch’appare meco per mutar di canto,
al maliardo tuo suon dolce periglio,
resister mai saprò ch’ora è già tanto.
Epigono io son di cicisbei,
dell’Odisseo non miro a far l’istesso,
pòrtati col destino ai giorni miei,
il duettar con te bramo dappresso.

Gian Franco D’Andrea