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Sparsi son gli anni che pensier raccoglie, negli intimi sentieri d’un passato, oziosi giaccion secchi come foglie, braman l’oblio d’un animo provato. – S’affaccia uggioso il dì che cenerino, d’algido sol longevo intirizzisce, d’ombra s’avvolge nel fatal cammino, la vita col suo tempo che finisce. –
Ma d’un tratto color d’arcobaleno, il sentimento grave già rischiara, grigior scompare al dilagar sereno, per carezza di melodia sì rara. – A tal voce di grazia il ciel s’incanta, agili note dipingon di colore, destata speme che si fa cotanta, immersa in un’armonia d’amore. – Toni soavi d’eleganza effondi, inebriante onirica visione, or che leggiadra al tuo udir confondi, trepido cor vibrante d’emozione. – A stregato miraggio t’assomiglio, ch’appare meco per mutar di canto, al maliardo tuo suon dolce periglio, resister mai saprò ch’ora è già tanto. – Epigono io son di cicisbei, dell’Odisseo non miro a far l’istesso, pòrtati col destino ai giorni miei, il duettar con te bramo dappresso.
Gian Franco D’Andrea