Nella pioggia con Emily

Quel giorno di marzo
la pioggia ci chiamava
all’albero segreto,
dietro il cielo stava
l’inverno straripato,
il prato faceva l’amore
con la pelle degli innamorati,
il fiume ammalato
piangeva il bel tempo
dei ragazzi sugli argini in fiore.
Emily aveva collane di ranuncoli,
poesie di api e rondini
e da bere tramonti nelle tazze,
metteva ramoscelli di menta
e rosmarino ai fianchi,
si ballava con l’erbe dei campi,
si cantava la gioia delle nuvole.
Il temporale ci accompagnava
con l’antico suono della pioggia sul tetto,
concerto d’acqua sui tratturi grigi
dai bagnati carri stanchi.
Io capivo che dovevo scrivere
lettere d’amore alle mie terre
che mi avevan vista nascere
e poi un qualsiasi giorno anche morire.
Difendevo il sole e i versi di Emily
e i nostri due cuori
nel gioco giallo del tramonto
parevan due stelle impigliate
all’albero nuovo di foglie scherzose
venute al vetro della casa
a battere gocce d’amore.

barche di carta