Catartico tondeggio

ehhh ssì.

Facile lasciarsi assorbire
da teutoniche reminescenze:
troppo fredde, grandi,
ingestibili.

Ora le dita
non funzionano
tra le rime d’un spiegare qualcosa
in versi o parole povere.
(svigorite da strana stanchezza)

Nella preghiera
dell’aria serale,
di questa aria imbrunita
niente è più scontato
d’uno svegliarsi
al mattino
dopo il viaggio sveglio
nella capitale del sogno.

Ancora annego nel capire
complessati desideri,
verità di bronchiti
spiovute dal galattico astrale
ridimensionato al “razionale d’essere”

ma son queste asteroidi maledette
d’”appartenenza” che fan piovere
piedi scalzi sul bagnato
su una terra dove il nulla storico
rimbomba senza il suo senso

solo strafatto nel petto abitudinario.

Complesso e troppo nudo
il trapezio sospeso,
muto d’assolo
nella ribelle linfa della foglia
chè stiracchiandosi
ringrazia il solfeggio
solare boreale
taciturno nel suo amplesso
congiunto nell’ovvia nascita.

E’ in questo memorabile passato
che vivo d’insoddisfatta caparbietà.
Le parole forse trovano la nicchia
in tane secolari,
quando il verbo
non necessitava
di piegarsi
all’incestuoso dis-piegarsi
d’una giustificazione
in suono temporale
d’una bandiera sventolante
e
vocale.

Traballando s’un fieno
morbido
lascio vibrare,
così,
suon di cicala combattiva.

Perché il loro canto
sopravvive
oltre le colonne sudate
delle formiche….

Glò

Veglie

Sembrano notti
o albe o tramonti
si mescolano colori
e sogni
le statue nella testa
ballano
le pareti s’accostano a nicchia
e l’occhio
a periscopio succhia acqua
e volti diafani sepolti
tra razze e anemoni
si sporca di petrolio tumefatto
s’aggancia all’ancora
per salire
ma la barca
è diventata cenere
e sul greto
tanti corpi di ieri
e d’oggi ammassati
con ali alte
chiamano
senza voce.
Tu annaspi
affoghi
ma è solo veglia
dentro
un bicchier d’acqua.

Tinti Baldini