“Pino loricato”: è una conifera, non autoctona ma importata dalla Spagna, presente soltanto in Basilicata. Cresce su terreni di tipo carsico, normalmente in cima ad una montagnola. Albero basso (3, 4 metri) ha l’aspetto contorto dell’ulivo, rami penduli e corteccia particolarmente dura. “Delle megar le timpe”: la Sila è solcata da numerosi valloni che corrono perpendicolarmente all’autostrada. Timpa = vallone, megara = maga, strega. Sull’A3 un cartello avverte che stiamo passando accanto alla “Timpa delle megare”. “A ‘stura v’arrifrisca”: significa “a quest’ora vi rinfrescano” ed è il canto col quale, in ore molto vicine al sorgere del giorno, gli ambulanti offrono gelsi bianchi e fichi. Dai balconi scendono i panieri con dentro i soldi per l’acquisto. E’ un mio ricordo palermitano dell’immediato dopoguerra, e l’ho risentito a Reggio qualche anno fa. “Vos et ipsam civitatem benedicimus”: è la scritta incisa ai piedi d’una stele, al vertice della quale è posta la statua d’una madonna, all’ingresso del porto di Messina. E’ un saluto a tutti i viaggiatori ed un segnale di fratellanza.
Addio 2010, benvenuto 2011
ADÎO 2010, BÄNVGNÓ 2011
Sé, Viviana, l é sicûr, a sån pròpri armès al bûr! Mo i tû vérs, äl tåu parôl, par dnunzièr fèls marabótt i dan säns ala Poesî! Massmamänt qué vérs Nadèl ch’ai arîva al Banbinèl e pò dåpp, sóbbit dedrî, nòva vétta con l Ân Nòv, i Povêta i an da insésster: Nòva Lûs, sänper pió cèr, soferänza an in vlän pió, âria e zîl e al månnd intîr tótt inpgnè par fèr sparîr mâfia, ‘ndràngheta e i sû stalîr!
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Sì, Viviana, è sicuro, siamo proprio rimasti al buio! Ma i tuoi versi, le tue parole, per denunciare falsi marabutti danno senso alla Poesia! Soprattutto qui verso Natale ch’è in arrivo il Bambinello e poi dopo, subito dietro, nuova vita con l’Anno Nuovo, i Povêti devono insistere: Nuova Luce, sempre più chiaro, sofferenza non ne vogliamo più, aria e cielo e il mondo intero tutti impegnati a far scomparire mafia, ‘ndrangheta egli stallieri!