Quando da queste mani aperte
il mare è lontano, lontanissimo,
nell’ora della calma solitudine
io guardo sempre il cielo.
Non più l’onda dei primi sogni
dentro i grandi occhi scuri
né l’imponente nave americana
da seguire fino a non vederla più.
Ora, qualche azzurro su di me
e nuvole ad imitar le spume
me lo ricordano, quel mare.
Ma non è la stessa cosa, non è.
Assente è la notte del falò migliore,
acceso sottovoce sulla riva amica
coi rami secchi a sfiorare l’acqua
e poi vedere quant’eravamo bravi.
Falchi e puledre disposti a mezzaluna,
tutti a bruciare i giornali dei grandi.
tutti a fissare il rosso che cresceva,
la stanchezza messa un po’ in disparte.
L’amore, allora, si muoveva in fretta,
al solo accenno d’uno sguardo appena,
al primo vento di confuse tenerezze,
al passo lesto dei migliori anni.
I migliori ricordi di vita in una metrica perfetta. Paolo
Sottolineo la chiusa che mi ha colpito in particolare, specialmente i primi tre versi, complimenti e grazie Aurelio:
L’amore, allora, si muoveva in fretta,
al solo accenno d’uno sguardo appena,
al primo vento di confuse tenerezze,
al passo lesto dei migliori anni.
Simone
mi è piaciuta molto questa tua sia per come l’hai scritta e per quello che dici nel guardare momenti e condizioni di stagioni diverse della vita intensamente
Il Passero
Bellissima poesia
Patrizia
caro Aurelio, molto bella questa tua poesia che con semplicità ti entra nel cuore dei ricordi