Mi affascinano
di nuvole e monti
di radure e fronde
di mani e occhi
di bocche e ventri
silenzi pieni
colmi di attimi
di vita
Tinti Baldini
Mi affascinano
di nuvole e monti
di radure e fronde
di mani e occhi
di bocche e ventri
silenzi pieni
colmi di attimi
di vita
Tinti Baldini
POEMS, POTATOES
The word, defining, muzzles; the drawn line
Ousts mistier peers and thrives, murderous,
In establishments which imagined lines
Can only haunt. Sturdy as potatoes,
Stones, without conscience, word and line endure,
Given an inch. Not that they’re gross (although
Afterthought often would have them alter
To delicacy, to poise) but that they
Shortchange me continuously: whether
More or other, they still dissatisfy.
Unpoemed, unpictured, the potato
Bunches its knobby browns on a vastly
Superior page; the blunt stone also.
§
La parola, definendo, imbavaglia; il verso tracciato
ne estromette altri più nebulosi e prospera, assassino,
in strutture dove i versi immaginati
sono solo presenze spettrali. Solidi come patate,
come pietre, senza coscienza, parola e verso durano,
se gli dài spazio. Non è questione di rozzezza (benché
il ripensamento spesso vorrebbe un cambiamento
in delicatezza, in eleganza), quanto il fatto
che mi truffano sempre del dovuto; di più
o diversi, continuano a lasciare insoddisfatti.
Non celebrata in versi, non dipinta, la patata
accumula i suoi bruni bitorzoli su una pagina
infinitamente superiore; e così pure la bruta pietra.
SYLVIA PLATH
AL ṠGUNBRÉN
Cla pórta là in casån
l è un sicûr arciâm
pr’al mî gât
che quât quât
al va in perlustraziån
con fèr indiferänt;
al cuntrôla zà ed là
cardànd d an èser vésst
come se gnìnta fóss
stmänter un mèż mêter ed cô
l è anc fôra da l óss.
Ai n è di quî da vadder
in ste métar quadrè!
Côsa ai srà in cal butélli?
E pó tótti cal scâtel
da l’ udursén suspèt
ch’al sént quand al s’acuàcia
ataiṡ ai pî dal lèt?
L è tôtt un månd da dscrûver:
dal pianèl con al fèr
par stirèr la bughè
con in vatta la roba
tótta bèle pighè
-che bèla gabanèla
lé, se ai pséss arivèr!-
Pó la granè, al spazòn
e tótt i vèri arnîs
ch’i sérvan a l arzdåura;
mo al vadd, a l inpruvîṡ
såtta un tûb arvuiè
al måsster gataròn…
e ló ed cal magnapållver
l à sintó dîr un fât:
che insàmm a la pållver
al tira só anc i gât!
Al scàpa vî inspuré!
Ciapè l óss al fà fénta
d èsar gnó lé par chès
e con flèma elegànta
arudlinè int ‘na scrâna
l arpiàta ûc e nès,
mo da cómm al ṡbadâcia
as capéss ch’l è cuntänt dal sô girtén
int al ṡgunbrén.
§
Quella porta socchiusa
è un sicuro richiamo
per il mio gatto
che quatto, quatto
si aggira per l’ambiente
con fare indifferente;
controlla qua e là
credendosi invisibile
che nessuno lo bada
mentre fuor dalla porta
resta un pezzo di coda.
Quante cose si scoprono
In quel metro quadrato!
Tutte quelle bottiglie?
Inoltre quelle scatole
dall’odore sospetto
che sente anche acquattato
presso i piedi del letto?
E’ un mondo da scoprire:
lo scaffale col ferro
per stirare il bucato
con sopra già la roba
tutta ben ripiegata
-lì poterci arrivare,
sai che bella dormita?-
Poi lo spazzone,
scope e arnesi vari
che alla massaia sono necessari;
e d’improvviso tra un tubo aggrovigliato
la sagoma del mostro rumoroso…
lui di quel mangiapolvere
ha sentito dei fatti:
dicon che con la polvere
lui tiri su anche i gatti.
Scappa via spaventato!
Fuori, si aggira con grazia felina
quasi fingendo d’esser lì per caso
sceglie una sedia ove si acciambella
scompaion occhi e naso,
ma dalle orecchie e da uno sbadiglio
io capisco che alfine è soddisfatto
del suo giretto nel mio ripostiglio.
Viviana Santandrea
La mia libertà d’essere popolo
la rivendico
a suon di cannonate.
Non guardo in faccia alcuno:
la mia terra è invasa da termiti
che corrodono la mia libertà,
che opprimono la mia cultura.
Non mi interessano i pianti delle mamme,
né il dolore delle vittime.
Il sangue?
Sgorghi pure a rivoli
ed infetti la terra
che fu dei miei padri.
Tanto l’acqua lo laverà
ed il tempo lo cancellerà.
La mia coscienza?
Non l’ascolto più da tempo!
E’ figlia del conformismo
e dei compromessi dei notabili locali.
La violenza?
Noi l’abbiamo subita da secoli,
i potenti l’hanno esercitata sempre
foraggiando i lacchè di stato ed i corrotti.
Vi sembrano crudeli le mie parole?
Ebbene, guardatevi intorno e riflettete.
Di popoli oppressi è piena la terra:
ma il sangue degli altri non ha odore
e neppure interessa.
Salvatore Armando Santoro
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