Silenzi

Mi affascinano

di nuvole e monti

di radure e fronde

di mani e occhi

di bocche  e ventri

silenzi pieni

colmi di attimi

di vita

 

Tinti Baldini

 

Published in: on febbraio 26, 2017 at 07:20  Comments (9)  

Poesie, patate

POEMS, POTATOES

The word, defining, muzzles; the drawn line
Ousts mistier peers and thrives, murderous,
In establishments which imagined lines

Can only haunt. Sturdy as potatoes,
Stones, without conscience, word and line endure,
Given an inch. Not that they’re gross (although

Afterthought often would have them alter
To delicacy, to poise) but that they
Shortchange me continuously: whether

More or other, they still dissatisfy.
Unpoemed, unpictured, the potato
Bunches its knobby browns on a vastly
Superior page; the blunt stone also.

§

La parola, definendo, imbavaglia; il verso tracciato
ne estromette altri più nebulosi e prospera, assassino,
in strutture dove i versi immaginati

sono solo presenze spettrali. Solidi come patate,
come pietre, senza coscienza, parola e verso durano,
se gli dài spazio. Non è questione di rozzezza (benché

il ripensamento spesso vorrebbe un cambiamento
in delicatezza, in eleganza), quanto il fatto
che mi truffano sempre del dovuto; di più

o diversi, continuano a lasciare insoddisfatti.
Non celebrata in versi, non dipinta, la patata
accumula i suoi bruni bitorzoli su una pagina
infinitamente superiore; e così pure la bruta pietra.

SYLVIA PLATH

Published in: on febbraio 26, 2017 at 07:13  Comments (1)  

Il ripostiglio

AL ṠGUNBRÉN

Cla pórta là in casån

l è un sicûr arciâm

pr’al mî gât

che quât quât

al va in perlustraziån

con fèr indiferänt;

al cuntrôla zà ed là

cardànd d an èser vésst

come se gnìnta fóss

stmänter un mèż mêter ed cô

l è anc fôra da l óss.

 

Ai n è di quî da vadder

in ste métar quadrè!

Côsa ai srà in cal butélli?

E pó tótti cal scâtel

da l’ udursén suspèt

ch’al sént quand al s’acuàcia

ataiṡ ai pî dal lèt?

 

L è tôtt un månd da dscrûver:

dal pianèl con al fèr

par stirèr la bughè

con in vatta la roba

tótta bèle pighè

-che bèla gabanèla

lé, se ai pséss arivèr!-

 

Pó la granè, al spazòn

e tótt i vèri arnîs

ch’i sérvan a l arzdåura;

mo al vadd, a l inpruvîṡ

såtta un tûb arvuiè

al måsster gataròn…

e ló ed cal magnapållver

l à sintó dîr un fât:

che insàmm a la pållver

al tira só anc i gât!

 

Al scàpa vî inspuré!

 

Ciapè l óss al fà fénta

d èsar gnó lé par chès

e con flèma elegànta

arudlinè int ‘na scrâna

l arpiàta ûc e nès,

mo da cómm al ṡbadâcia

as capéss ch’l è cuntänt dal sô girtén

int al ṡgunbrén.

§

Quella porta socchiusa

è un sicuro richiamo

per il mio gatto

che quatto, quatto

si aggira per l’ambiente

con fare indifferente;

controlla qua e là

credendosi invisibile

che nessuno lo bada

mentre fuor dalla porta

resta un pezzo di coda.

 

Quante cose si scoprono

In quel metro quadrato!

Tutte quelle bottiglie?

Inoltre quelle scatole

dall’odore sospetto

che sente anche acquattato

presso i piedi del letto?

 

E’ un mondo da scoprire:

lo scaffale col ferro

per stirare il bucato

con sopra già la roba

tutta ben ripiegata

-lì poterci arrivare,

sai che bella dormita?-

 

Poi lo spazzone,

scope e arnesi vari

che alla massaia sono necessari;

e d’improvviso tra un tubo aggrovigliato

la sagoma del mostro rumoroso…

lui di quel mangiapolvere

ha sentito dei fatti:

dicon che con la polvere

lui tiri su anche i gatti.

 

Scappa via spaventato!

 

Fuori, si aggira con grazia felina

quasi fingendo d’esser lì per caso

sceglie una sedia ove si acciambella

scompaion occhi e naso,

ma dalle orecchie e da uno sbadiglio

io capisco che alfine è soddisfatto

del suo giretto nel mio ripostiglio.

 

Viviana Santandrea

Published in: on febbraio 26, 2017 at 06:59  Comments (1)  

Terrorismo

La mia libertà d’essere popolo
la rivendico
a suon di cannonate.
Non guardo in faccia alcuno:
la mia terra è invasa da termiti
che corrodono la mia libertà,
che opprimono la mia cultura.
Non mi interessano i pianti delle mamme,
né il dolore delle vittime.
Il sangue?
Sgorghi pure a rivoli
ed infetti la terra
che fu dei miei padri.
Tanto l’acqua lo laverà
ed il tempo lo cancellerà.
La mia coscienza?
Non l’ascolto più da tempo!
E’ figlia del conformismo
e dei compromessi dei notabili locali.
La violenza?
Noi l’abbiamo subita da secoli,
i potenti l’hanno esercitata sempre
foraggiando i lacchè di stato ed i corrotti.
Vi sembrano crudeli le mie parole?
Ebbene, guardatevi intorno e riflettete.
Di popoli oppressi è piena la terra:
ma il sangue degli altri non ha odore
e neppure interessa.

Salvatore Armando Santoro

Published in: on febbraio 26, 2017 at 06:51  Comments (2)