Gazzella o giaguaro?
Andiamo a casa
La scuola è ancora lì, uguale a quel tempo,
nulla è cambiato e tutto torna alla mente.
Il primo giorno di scuola, la grande paura,
che voglia di fuggire e a casa tornare.
Timido da morire da maleducato apparire.
Dalla finestra il polveroso cortile vedevo,
la ricreazione, minuti di respiro infinito,
di libertà sospirata e sognare il profumo
del ritorno tra piccole e dolci mura di casa,
del pranzo ormai pronto.
Breve sogno e triste rientro tra quei muri
bianchi e verdi, tra banchi scheggiati,
di memorie incise da chi prima di me tribolò
tra loro.
Ci sono tornato e da fuori la vedo, uguale…
Solo io sono cambiato, non più verde l’età,
ma quasi bianchi i miei capelli e i baffi.
Chissà se i colori di muri presaghi non furono
di vita che nasce e al fine tramonta.
Sono tornato e dietro una finestra vedo
un bambino silenzioso che il fuori scruta.
Ha l’aria timida quasi impaurita.
Mi vede, sorride e con la mano saluta.
Andiamo a casa ora, il tempo è passato.
Lo prendo per mano e in silenzio andiamo.
Cinquant’anni, quanto tempo ci ho messo
per riprender quel che ero, per riprender
me stesso.
L’ultimo bottoncino del Dandy
L’ ÛLTUM PTUNZÉN DAL SPOMÈTI
Ancåura adès
a Bulåggna
a i é un antîg spomèti,
fazulàtt al còl cån la pêrla,
buchén d òs cån la Mentolo
zander bianca cme al giâz,
gardäggna ala fnistrèla,
bâfi inpomatè,
prêda råssa a drétta,
e gätt
cån l ûltum ptunzén sptunè.
Mo
int la platé dal Pavajån
an al vadd inción,
al scunparéss stra la fûria ôrba
ed pôver inciaptè viandànt
incucalé ala câzia
ed parpâi.
Cm i éren bî chi ténp
dl’eleganza ariåu§a
e
dåpp al ûltum ptunzén…
la gaźåusa!
§
Ancora adesso
a Bologna
c’è un antico dandy,
cache-col con la perla,
bocchino d’osso con la Mentolo
cenere bianca come il ghiaccio,
gardenia all’occhiello,
baffi impomatati,
rubino a destra,
e ghette
con l’ultimo bottoncino sbottonato.
Ma
nella platea del Pavaglione
non lo vede nessuno,
scompare tra la fretta cieca
di poveri agghindati passanti
rimbambiti alla caccia
di chimere.
Com’eran belli quei tempi
dell’eleganza ariosa
e
dopo l’ultimo bottoncino…
la gazzosa!
Un frètt mèsst…ed maravàjja
§
UN FRITTO MISTO… DI MERAVIGLIA!Zirudella del compleanno festeggiato in aeroplano in onor d’un amico barrocciaio che viaggia sempre senza un guaio! Arrivato ch’è ai 58 ha pensato di giocarli al lotto per poter vincere 15 quattrini e comprare 20 fiaschi di vino poi far festa nel salone con carote cipolle e 1 cetriolo 13 nastrini al prosciutto e piselli più un Fritto Misto… di Meraviglia! Anch’io sono coinvolto e mostrandomi disinvolto conduco con gara dura la poesia fuor dalle mura in montagna su in provincia quasi vicino alla Firenze dove diluviano fiorentine di circa 8 etti ben morbidine. Il possedimento dove stiamo a taffiare 10 mirabolani e a pettegolare ciucciare ludrare disputando di zucchero amaro o se in cima alla (torre) Asinelli vanno 6 merli o una colombella ha 16 ragni fra i vecchi castagni e un verde stagno con scaldabagno. Qui la moglie è felice pur s’è senza lavatrice lava e stira tutto il giorno per i 3 baffi di suo marito e ogni tanto ha degli invitati così furbi anzi screanzati che per metterla in camicia digiunano ben 7 giorni prima! Alla fine della mia storiella che non vale certo come una zitella svelto è passato anche un altr’anno e nel dirti “Buon compleanno” ti consegno sta berretta di lana che d’inverno ogni settimana perché il freddo non te la molesti ci metterai dentro la testa! Dopo 2 passi con la tua cagna con la moglie va’ in cuccagna e poi lecca una sardella toc e dai la zirudella!