Ti ho sconfitto, morte

O morte, siediti e aspetta.
Prendi un bicchiere di vino e non trattare.
Una come te non tratta con nessuno,
uno come me non si oppone alla serva dell’invisibile.
Prendi fiato… forse sei spossata da questo giorno
di guerra astrale. Chi sono io perche tu mi faccia visita?
Hai tempo di esplorare il mio poema? No. Non è affar tuo
Tu sei responsabile della parte d’argilla
dell’uomo, non delle sue opere o delle sue parole.
O morte, ti hanno sconfitta tutte le arti.
Ti hanno sconfitta i canti della Mesopotamia,
l’obelisco dell’Egizio, le tombe dei Faraoni,
le incisioni sulla pietra di un tempio ti hanno sconfitta,
hanno vinto, ed è sfuggita ai tuoi tranelli
l’eternità…
e allora fa’ di noi, fa’ di te cio che vuoi

MAHMOUD DARWISH

Amami

Mi trasporto in punta di piedi
mi trasporto nel galoppo della mia vista.
Mi avvolgo nelle fasce della mia pelle.
Mi abbraccio desiderandomi.
Benedico il mio flusso, lo zampillare che da me proviene.
Mi cullo sul mio seno.
Alle mani germoglianti infilo i guanti della poesia.

Reclamo la rivelazione,
le mie incisioni sono su pietra.
La mia immagine reca acqua alla sete
ed esche alla rete dei pescatori.
Trascorro i rintocchi delle campane della sera
scolpendo.
Dormo nella mia stessa ombra.
Indosso la mia natura beduina
quando sono stanca.
Entro in un giardino
che non mi istiga contro me stessa.
Amo la mia anima impossibile,
quella i cui piedi
sono ignoti alla terra.

JOUMANA HADDAD

Catarsi

Con le mani aperte come ali
a sfidare l’aria solforosa
e gli occhi anneriti
dalla luce accecante
d’un pezzo di specchio
del natale precedente,
ci presentiamo al mondo
con carte in bianco
da riempire con nere incisioni
per traversare la strada
senza essere spinti.

Ma il bastone non ha pomelli d’argento,
rinchiude in memoria l’innesto di rami
e parentesi nodose quando
le foglie stormivano al vento.
Non ci sono stampelle a trattenere
immagini storpiate e mantelli.
Né è possibile coprirsi la faccia
con maschere ridenti.

è tempo di riconoscersi dentro,
è tempo di tornare alla fonte
per tentare una strada diversa.

Lorenzo Poggi

Io sono la corteccia

Io sono la corteccia
che protegge il primo anello
la linfa più fragile

non soffre la mia corteccia
le incisioni degli innamorati
non sente l’odore del piscio dei cani
non si accorge degli orsi che la squarciano
per segnare il loro territorio

Io sono riuscita
a far traboccare nel giorno
le lacrime di quelle orribili notti

Ma ora
nemmeno la fresca pioggia
o la dolce melodia della primavera
riesco a sentire sulla mia pelle

Nicole Marchesin