Notte strana

Sono alla fine del secondo pacchetto,
e forse ne fumerò altre ancora
in questa notte strana che di me
non ne vuole sapere.
Vorrei viaggiare nei sogni che
mi vedono vittima e carnefice,
coraggioso e impaurito.
Questa è una notte strana amica mia,
silenzio ideale per nuova poesia,
pensare a te che lontana mi pensi
e mi scacci.
Pensiero leggero e ingombrante,
essenza di incertezza per te
Notte strana che non vuole essere
nè madre ne culla
Sono fuori dal mondo che aspetto
ogni sera per fermare la morte
che ogni giorno mi entra negli occhi,
nelle orecchie che ha voce di donna,
pianto di bambino, disperazione
di uomini senza patria, senza lavoro.
Maledetta notte che mi ha chiuso fuori
negandomi il suo onirico abbraccio.
Dorme il mio cane sulla poltrona,
ha il muso sereno di chi di una carezza
gioisce, sogna le corse sui prati
chissà se il tuo lume ha smesso di brillare,
se anche tu hai cominciato a sognare
notte strana la mia, dormi tu , dorme
il mio cane…svegli restiamo io e …
questa notte infame.

Claudio Pompi

Di quell’amore…

Di quell’amore…di quale amore, 
nato così per caso, 
così sbagliato, così malato. 
L’incanto delle parole
– magico caleidoscopio di chimere –
elaborate dalla tua mente
in disarmoniche azioni distruttive.
Emozioni  bruciate, invase, 
usate per sudice pulsazioni,
sgretolate inesorabilmente 
come castelli di sabbia 
davanti alla marea che sale.
Di quell’amore… in quell’amore,
tu spietato carnefice  
trincerato dietro false ideologie,
sei entrato come ombra oscura 
che profana tempi verginei
con rabbia cieca e devastante,
col bisogno d’amore inappagato
di chi è incapace d’amare.
Di quell’amore… su quell’amore
palpebre stanche calano
tra macerie e silenzi amari
lasciati da chi ha solo preso 
… e mai saputo donare
Patrizia Mezzogori

Abele


Ma quanti colpi
ancora nei secoli
poi le luci della ribalta
spettano al carnefice
che deve motivare
il suo insano gesto
e magari chiedere perdono
ai parenti della sua vittima
come se si potesse perdonare
per interposta persona
ma su chi ricade realmente
tutto il sangue innocente
la storia ricorda Caino
(che nessuno lo tocchi)
Ma Abele
in quanto silenzio assoluto
rincorre l’ombra
del suo posto nella Storia?

Maria Attanasio

Disamina sulle sponde

I luoghi infestati dagli anni
se non trascinano mani e piedi
come incatramati
sulle rive quando le petroliere
affondano e l’untume
condanna  a morte il mare
sorreggono fantasmi che parevano vivi
esseri umani forti
che nessun vento li poteva abbattere

ahi! mi piange un miscuglio che non voglio
più decifrare
(catastrofi lontane che ne sussulta il mondo)
e qui d’un metatarso altra condanna
vietato camminare

la vita è il mio carnefice
travestita da messa o ballo in maschera
quando prende suadente nei miei solchi
prima della mia resa
le offro i fianchi
non ho niente da perdere che lei
non abbia già.

Tutti noi sopraffatti dal medesimo nero
ce lo troviamo addosso
avviticchiato come arcobaleno
– lo credevamo –
a tutte le stagioni, le bocche spalancate
ruggiti o pigolii
che ci rimane?

Voi pure lo sapete
quindi posso tacere

Cristina Bove

Chi sei?

Dallo specchio mi guarda
e domanda,
cercando negli occhi risposta,
senza astio
né potere di sorta,
della mia vita
vittima sei
o carnefice ?

Kinita

Published in: on luglio 17, 2010 at 07:15  Comments (7)  
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