Primavera in auto (Gloria)

 
Lui accostava l’auto con una scusa e scendeva
Lei restava con i piedi scalzi sul cruscotto o fuori dal finestrino
o li abbassava e si girava a parlare con noi.
Lei, Gloria, ci portava i dischi smessi dal juke-boxe
i Beatles i Rolling Stones
avevo un’ossessione per Lady Jane e anche
un po’ per Mellow Yellow di Donovan
le ascoltavo sempre nel mangiadischi
Dolcissima un po’ sciancata
ma non me n’ero accorta
dal naso pronunciato alla Picasso
e la linea di eye-liner agli occhi
figlia del medico del quartiere dalla malafama
dove proliferavano piccola delinquenza e balere
che ascoltava del mio amore deluso
che mi insegnava i punti del corpo
in cui mettere il profumo mentre crescevo.
Poi lui tornava con un mazzo di margherite
o un ramo fiorito rosa o bianco – era primavera –
e lei d’impulso lo abbracciava.

azzurrabianca

La pancia verso le stelle

Di là venivan luci, come dei pesci il dorso
nell’impeto animale a una fredda barcarola;
il lago si riempiva di sera
e donne al buio.
Di qua la pancia verso le stelle
blusa e calze, piegate sopra panche di noce
e un orinale
dove covare uova di gatto.

Io e Marisa
promiscui come prima del melo
come all’Eden
senza saperci il seno e la differenza uguale
le stesse mani come in balera
là sull’aia.

Ché risultasse meglio profondo poi il dormire
prenotazione quasi di stessi sogni:
in due
costava meno tutto.
E intanto continuava
la musica dei mille juke box
venuta appena
come fa certa pioggia, che non ci vuole ancora.

Massimo Botturi