Primavera in auto (Gloria)

 
Lui accostava l’auto con una scusa e scendeva
Lei restava con i piedi scalzi sul cruscotto o fuori dal finestrino
o li abbassava e si girava a parlare con noi.
Lei, Gloria, ci portava i dischi smessi dal juke-boxe
i Beatles i Rolling Stones
avevo un’ossessione per Lady Jane e anche
un po’ per Mellow Yellow di Donovan
le ascoltavo sempre nel mangiadischi
Dolcissima un po’ sciancata
ma non me n’ero accorta
dal naso pronunciato alla Picasso
e la linea di eye-liner agli occhi
figlia del medico del quartiere dalla malafama
dove proliferavano piccola delinquenza e balere
che ascoltava del mio amore deluso
che mi insegnava i punti del corpo
in cui mettere il profumo mentre crescevo.
Poi lui tornava con un mazzo di margherite
o un ramo fiorito rosa o bianco – era primavera –
e lei d’impulso lo abbracciava.

azzurrabianca

Come le fronde

E’ arduo…
cercar di capire
l’animo umano:
esso è pregno…
di mille misteri

E’ assurdo,
e illusorio
tentar di frenare
l’impulso:

esso …

come le foglie
accarezzate
o sbattute
dal vento…

s’accende
e s’invola
o si spegne
e subissa,

con lo stesso
ardore,
e con lo stesso…
valore

Ciro Germano

Published in: on gennaio 21, 2012 at 06:56  Comments (4)  
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Uomo…

Uomo che hai il deserto nel cuore
stoppa della frenesia
l’impulso di un’insaziabile
piacere dal gusto ignoto,
rallenta la tua corsa
quando spingi forte l’acceleratore
della fantasia solo un dissapore,
inequivocabile gioco di pazzia
della tua mente, caduta
per errore nelle mani di colei
che si fa chiamare “perversione”

Beatrice Zanini

All’arenile

Ti ravvisai un dì seduto all’arenile
privo di augurali pensieri, rilassato quasi,
in malinconica lucida rassegnazione.
La schiena provata, nuda, dignitosa insieme
non chiedeva favore, convessa se ne stava
in accoglienza d’amarezze sue percorse.
Poca conoscenza d’acquietante pienezza
così da affiorare priva di clamore, umida,
sulle creste saline di gocce fra le tue ciglia,
pesando in solitudine gli anni, raggranellandoli,
come a tenere la sabbia sospinta da un soffio.
A lungo, immobile, contemplai il tuo profilo,
un che di noto aveva, di familiare allo sguardo
che raro propinavo scontenta alla mia vita.
In te mi riconobbi e irrefrenabile provai
l’impulso attonito di sederti accanto,
di scorrerti il mio braccio intorno al collo
e con te ultimare la linea curva interrotta
del cuore che tracciavi sulla rena.

Daniela Procida

Distacco

(Autoritratto – Pierluigi Ciolini)

Su ali di cera
che non uso ancora
mi trascino incerto
nell’ombra di un sogno
che aliena la mente
che d’impulso deforma
ciò che l’impressione dischiude
e discioglie su carta
il mio grigio stupore
che non è più

Pierluigi Ciolini

Published in: on gennaio 10, 2011 at 07:34  Comments (4)  
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Son stranito


Son stranito da chi butta
le sue strofe
Sembrano quasi una sorgente
che sgorga nella roccia
goccia dietro goccia
a me pure sai succede
son parole senza senso
che si ritrovano
casualmente sul foglio
sembrano pecore
si avviano una
appresso l’altra
correndosi   dietro
senza sapere dove andare
bene ora prestami attenzione
ti farò ascoltare le pene
che mi pesano sul cuore
perché sempre
l’uomo paga l’ignoranza
Immaginare il pulsare
delle parole
che ricorda quello
delle stelle
Guardarle come immagini
nel cielo calcareo
Sentire  l’impulso amoroso
non trovare la donna che sogni
Sbagliare amicizie
e sentirti sempre più solo
In qualche luogo
sogna la poesia
là dove l’uccello si perde
quando viene
il momento di volare

Marcello Plavier