Si dia largo ai sogni ai desideri e all’arte si apra la porta al giusto pensiero si aprano gli occhi chè dobbiamo vedere si entri di forza col cuore caldo laddove l’erba pare seccata. . Quell’acqua di fonte che serbi fanciullo in otre di rame versala a getto e giorno per giorno senza mai fermarti. ..
Mondo che dorme
Si dia largo ai sogni ai desideri e all’arte si apra la porta al giusto pensiero si aprano gli occhi chè dobbiamo vedere si entri di forza col cuore caldo laddove l’erba pare seccata. . Quell’acqua di fonte che serbi fanciullo in otre di rame versala a getto e giorno per giorno senza mai fermarti. ..
Quel tuo vestito blu
Il Passero
Un quadro doloroso alla parete
Roberta Bagnoli
I ciechi
LES AVEUGLES
Contemple-les, mon âme ; ils sont vraiment affreux !
Pareils aux mannequins, vaguement ridicules ;
Terribles, singuliers comme les somnambules,
Dardant on ne sait où leurs globes ténébreux.
Leurs yeux, d’où la divine étincelle est partie,
Comme s’ils regardaient au loin, restent levés
Au ciel ; on ne les voit jamais vers les pavés
Pencher rêveusement leur tête appesantie.
Ils traversent ainsi le noir illimité,
Ce frère du silence éternel. Ô cité !
Pendant qu’autour de nous tu chantes, ris et beugles,
Eprise du plaisir jusqu’à l’atrocité,
Vois, je me traîne aussi ! mais, plus qu’eux hébété,
Je dis : Que cherchent-ils au Ciel, tous ces aveugles ?
§
Contemplali, anima mia; essi sono davvero orribili!
Simili ai manichini; vagamente ridicoli;
Terribili, singolari come i sonnambuli;
Mentre dardeggiano non si sa dove i loro globi tenebrosi.
I loro occhi, in cui s’è spenta la scintilla divina
Come se guardassero lontano, restano levati
Al cielo; non li si vede mai verso i selciati,
Chinare, pensosamente, la loro testa appesantita.
Essi attraversano così il nero sonfinato,
Questo fratello del silenzio eterno. O città!
Mentre che attorno a noi tu canti, ridi e sbraiti,
Innamorata del piacere fino all’atrocità,
Guarda! anch’io mi trascino! ma, più inebetito d’essi,
Io dico: Cosa chiedono al Cielo, tutti questi ciechi?
CHARLES BAUDELAIRE
Virtualità
Vedi, mi sto sfogliando
e l’Alba non mi riconosce da ieri.
Sono monte che scioglie le nevi,
cielo di nubi di fumo.
Sono mare che annega la vita,
ramo che genera cancri.
Vedi, lo vedi il mio grido?
Nel tuo monitor il sole è più sole,
l’azzurro più vero del cielo,
la palma riposo ed amaca,
L’oceano più dolce del pane;
ma lì il mio cuore sfibrato
non pulsa e non vive.
Vedi, mi stai virtualizzando.
Flavio Zago