Fusse ca fusse…

Festa nazionale
 
Maddài! Ma che sia proprio vero
che la giustizia è uguale per tutti,
che non piomba dell’inciucio nei flutti?
Non lo penso, ad esser sincero!
 .
Troppe volte il bianco è mutato in nero,
troppe volte dell’omertà i frutti
hanno salvato rei e farabutti
per cui io non credo e non spero.
 .
Se davvero uscisse dal precipizio
imboccando la via del razionale
il Parlamento col giusto giudizio
 .
sarebbe un atto d’importanza tale
da far cadere ogni pregiudizio,
da proclamare festa nazionale.

Umberto Marinello

Published in: on settembre 22, 2013 at 07:19  Comments (5)  

Gran Galà

Inciucio
 
Brindano sordi a volteggiante morte,
brindano allegri alla bella alleanza,
indifferenti alla penosa sorte
d’una nazione ormai senza speranza.
 .
Braman potere, son degli affaristi,
succose intese vanno a programmare
e chi non li asseconda è un qualunquista,
sempre più ricchi voglion diventare.
 .
Ma la rivolta esploderà violenta,
li spazzerà dai lor lucrosi scranni
perché hanno tolto pure la polenta
e ormai son sopportati da tropp’anni.
 .
Mafiosi sempre son in gran combutta
le liti sono finte e di facciata
ed ora che l’Italia è ormai distrutta
meritan far l’estrema camminata.

Piero Colonna Romano

Published in: on settembre 22, 2013 at 07:17  Comments (14)  

Platano

Platano
 
talvolta ti disponi
lungo l’orlo dello schianto
e nei dolenti occhi
fiorisce uno strano altare,
sulla tua placca d’elefante
s’è colmata la chiara scorza che sfalda
ma non l’arresa di albero maestro assorto,
sottoterra radichi a fatica frutti di lutti
quando il buio ti preme addosso
accogli frecce e brividi a saetta ti vestono,
euforiche molecole squassano
i nodosi contrafforti.
Sul reticolo crociato
respiri a fondo il delirio dell’asfalto
e nel disastroso sconcerto stamane
l’incredibile rimane…
 .
Ma come sempre il fusto
s’avvolge nella statura
e mentre la chioma ingloba
segretamente la natura
svetta e tutto propone all’alto
cullandosi con il gracile moto delle foglie
quando il picchio scava
batte di nuovo a un rifugio sicuro
e il gufo ruota il capo agognando al ramo.

Aurelia Tieghi

Dedicata ai pirati della strada, che in assenza di pedoni da investire e poi fuggire, si distruggono contro l’albero per la forte velocità… –

Published in: on settembre 22, 2013 at 07:13  Comments (8)  

E’ impazzito il radar del cuore

Spranghe

Disarmonica assenza
di un cielo assurdamente violato.
E’ impazzito il radar del cuore
percepisce il buio
e sente che ovunque
si fa strada la spada del terrore.
Sono arrivati i giustizieri della notte
ma non hanno ali lucenti
né soffi di sacro spirito
hanno solo mani di ferro
cuori freddi di spranga
e occhi duri di pietra.
Oscilla la stranita penna
fiuta del vento l’andamento
e come  instabile sismografo della terra
spera di sbagliare a tracciare dell’umanità
l’impazzito e caotico decadimento.

Roberta Bagnoli

Published in: on settembre 22, 2013 at 07:12  Comments (5)  

La spigolatrice di Sapri

Spigolatrice

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!

Me ne andavo un mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore,
e alzava una bandiera tricolore.

All’isola di Ponza si è fermata,
è stata un poco e poi si è ritornata;
s’è ritornata ed è venuta a terra;
sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra.

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!

Sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra,
ma s’inchinaron per baciar la terra.
Ad uno ad uno li guardai nel viso:
tutti avevano una lacrima e un sorriso.

Li disser ladri usciti dalle tane:
ma non portaron via nemmeno un pane;
e li sentii mandare un solo grido:
Siam venuti a morir pel nostro lido.

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!

Con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro
un giovin camminava innanzi a loro.
Mi feci ardita, e, presol per la mano,
gli chiesi: – dove vai, bel capitano? –
Guardommi e mi rispose: – O mia sorella,
vado a morir per la mia patria bella. –
Io mi sentii tremare tutto il core,
né potei dirgli: – V’aiuti ‘l Signore! –

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!

Quel giorno mi scordai di spigolare,
e dietro a loro mi misi ad andare:
due volte si scontraron con li gendarmi,
e l’una e l’altra li spogliar dell’armi.

Ma quando fur della Certosa ai muri,
s’udiron a suonar trombe e tamburi,
e tra ‘l fumo e gli spari e le scintille
piombaron loro addosso più di mille.

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!

Eran trecento non voller fuggire,
parean tremila e vollero morire;
ma vollero morir col ferro in mano,
e avanti a lor correa sangue il piano;
fin che pugnar vid’io per lor pregai,

ma un tratto venni men, né più guardai;
io non vedeva più fra mezzo a loro
quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro.

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!”

LUIGI MERCANTINI

Published in: on settembre 22, 2013 at 06:55  Comments (7)