Stefano Lovecchio
Quel tuo sguardo
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Proverò a fermarti amore
Lame di luce
i tuoi occhi come creta
hanno modellato
il mio sentire fragile
da indifferenza ad abbandono
e ogni tuo espirare
mi ha allontanato dalla
terra sicura
e perduto tra i flutti
del mio orgoglio in tempesta
ti ho eretto statue d’ oro
nelle piazze della mia cecità,
a te nuova padrona dell’ avvenire
signora di un arrendevole regno.
Forse ora credi davvero
di poter fuggire dal male
ma ogni tuo battito è
un grido,
perchè hai voluto crearmi?
Ogni mia parola è un anello
della catena che ti
legherà a me, inconsciamente libera
ed io, per la vita,
prigioniero.
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Oggi è il settantesimo giorno
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azzurrabianca
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Rughe
Tu che incidi tramonti
scolpisci le strade
che il cuore ha percorso
facendo brillare tra reti sottili
verdi sorrisi di giada
impronte colorate dei giorni
notti intessute di seta
soffio di vento in respiri lontani.
Modella la creta con estro
e passione fermando per sempre
l’incanto del tempo vissuto.
astrofelia franca donà
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Roma
Roma è bugia tessuta da mani di Penelope
che nelle viuzze vestite
di sampietrini e orme reiterate di turisti
appena il giorno sorge, si scompone
Le albe li stringe nel grembo delle antiche statue
E monumenti, dal Colosseo che tiene le finestre
Sempre aperte, sino ai piccioni girovaganti
che il tempo hanno snobbato da tempo
Roma è nelle verità, celate nelle metrò assordanti
in cui passi storici annunciano le stazioni
sui pilastri sopravvissuti agli anni e secoli,
si regge come bella sposa in sella d’un cavallo
Roma ha fattezze di creta e marmo di Carrara
aristocratica, adornata di bronzo e oro
Roma è l’ottobre del mare, che l’anima
inquieta e lo riempie di verità e bugie.
Anileda Xeka
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Hellas
In questa vergine luce sulla terra
qui, tra le rare salite
ho visto Rodi
i suoi roseti a tiro di mare;
i volti scuri, spaccati come creta che ha sete
delle donne
che scuotono le piante di olive
bocca chiusa,
che non le mangi il vento
ferendole alle stanze.
Ho visto la sua spada spaccare in due la Luna
come le angurie in campi senz’ombra
e in pezzi d’oro, costringere la noia dei tetti.
I cani ancora, dormiti intorno a case di pecora
lontano, la nuvola dei fritti del porto;
alcuni andare
su dita d’acqua dura e lasciva
il tuo tremore, nel metterci la mano
come si fa col pane
nell’ultimo bicchiere del padre
a fine sera.
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