Poesia in bici
Amaro ruvido mio Amore fine
Una cavalcata dolorosa
Senza una sella che ti nasconda
Un viaggio assetato
Che mi trascina nell’aria secca
Un vestito stracciato
Che non protegge dal vento gelido
La stanchezza a cui non potrò cedere
Per non cadere e mai più rivederti
L’unica cavalcata che farei
Ti affronterei ad ogni diffidenza
Verrei da te con ogni tua incertezza
Perché tu mi prenda – commosso
Ancora fra le tue braccia
Cavalcami senza sella
Cavalli non più imbizzarriti
non più in fuga nelle praterie
galoppano su spiagge
osservano l’Oceano
cercano le terre e le loro origini
nitriscono guardando negli occhi
cavalcami senza sella
come indiano Navajo
Amaro ruvido mio Amore fine
Una cavalcata dolorosa
Senza una sella che ti nasconda
Un viaggio assetato
Che mi trascina nell’aria secca
Un vestito stracciato
Che non protegge dal vento gelido
La stanchezza a cui non potrò cedere
Per non cadere e mai più rivederti
L’unica cavalcata che farei
Ti affronterei ad ogni diffidenza
Verrei da te con ogni tua incertezza
Perché tu mi prenda – commosso
Ancora fra le tue braccia
Roma
Roma è bugia tessuta da mani di Penelope
che nelle viuzze vestite
di sampietrini e orme reiterate di turisti
appena il giorno sorge, si scompone
Le albe li stringe nel grembo delle antiche statue
E monumenti, dal Colosseo che tiene le finestre
Sempre aperte, sino ai piccioni girovaganti
che il tempo hanno snobbato da tempo
Roma è nelle verità, celate nelle metrò assordanti
in cui passi storici annunciano le stazioni
sui pilastri sopravvissuti agli anni e secoli,
si regge come bella sposa in sella d’un cavallo
Roma ha fattezze di creta e marmo di Carrara
aristocratica, adornata di bronzo e oro
Roma è l’ottobre del mare, che l’anima
inquieta e lo riempie di verità e bugie.
Anileda Xeka