Cosa copriva

Quando si tolse il cappotto
si vide bene ogni particolare
segni d’irriconoscimento li potremmo dire
non servono bottoni mormorò la donna

prima sfilò le maniche
era in piedi e guardava davanti
un moto si risolse nello specchio

ci si sforzava di distinguere
gigli in penombra
le passamanerie delle pareti

i movimenti cauti
si poteva cadere per un sibilo
o vorticare un attimo
dipendeva dal gesto volontario e dalle storie
che un ninnolo cinese riusciva a raccontare
forse un foulard turchese poteva ricoprire
non è detto
un altare per cerimonie mimiche

fu così che perdette prima il corpo
sotto non c’era niente, non domandate come
era rimasto solo un che d’argento, sembravano capelli
non fu mai confermato.

qualcuno espresse un desiderio
credendole perseidi cadute dallo sciame

Cristina Bove

La veste calda dell’estate

La veste calda dell’estate è l’afa
che riverbera nelle allucinate
strade. Polvere, tosse di cicale,
nel tempo intervallato che non cade.
Tutto è silenzio intorno se non fosse
il sibilo d’un treno che rincorre
cieli più azzurri e campagne rosse
di papaveri e di schiene immote che
astergono col braccio nella fronte
mentre lo sguardo più del treno corre
e convergono gli occhi verso ignote
destinazioni. E le cancella il sole.

Silvano Conti

Come al deserto manca la pioggia


Come al deserto manca la pioggia.
…and I miss you…
Non un’esplosione e un vento
neanche un sibilo in un soffio
un silenzio in un sospiro
in un sopito bacio un sogno
come ai soli nei deserti manca il domani in primavera
– ammessi solo escludendo me dal sogno
perchè facciamo figli con il piacere
di escluderli dal mondo –
because
like the desert miss the rain
vorrei silenzio insieme a te
e non tumulto and Death of hope…
non voglio niente niente sulle dune…
non voglio niente niente sotto le dune…
tranne me…con te…
canzone di nuvole sul deserto senza pioggia.

Enrico Tartagni

Dark ornitorinco


Su quel parapendio
mi ci attaccai anch’io
curioso di vedere
se c’era sol da bere
in ruvide fanfare
od anche da zappare.
Un sibilo mi apparve
sbucato dalle larve
di un dark ornitorinco
che aveva un mal di stinco
croccante rumoroso
e molto licenzioso.
Un giovane soriano
che avevo sottomano
giulebbe ed in giubbotto
mi diede un pizzicotto
e disse spazientito:
“So tutto a menadito!”
E allor nel castagneto
mollato ch’ebbi un peto
mi liberai da tutto
e fette di prosciutto
donai all’arrotino
giocando a rimpiattino:
poi, tronfio, in terrazzino!

Sandro Sermenghi