La luna è un fermacapelli
Sera d’estate
Canzone delle lumache che vanno al funerale
CHANSON DES ESCARGOTS QUI VONT À L’ENTERREMENT
A l’enterrement d’une feuille morte
Deux escargots s’en vont
Ils ont la coquille noire
Du crêpe autour des cornes
Ils s’en vont dans le noir
Un très beau soir d’automne
Hélas quand ils arrivent
C’est déjà le printemps
Les feuilles qui étaient mortes
Sont toutes ressuscitées
Et les deux escargots
Sont très désappointés
Mais voilà le soleil
Le soleil qui leur dit
Prenez prenez la peine
La peine de vous asseoir
Prenez un verre de bière
Si le coeur vous en dit
Prenez si ça vous plaît
L’autocar pour Paris
Il partira ce soir
Vous verrez du pays
Mais ne prenez pas le deuil
C’est moi qui vous le dis
Ça noircit le blanc de l’oeil
Et puis ça enlaidit
Les histoires de cercueils
C’est triste et pas joli
Reprenez vos couleurs
Les couleurs de la vie
Alors toutes les bêtes
Les arbres et les plantes
Se mettent à chanter
A chanter à tue-tête
La vraie chanson vivante
La chanson de l’été
Et tout le monde de boire
Tout le monde de trinquer
C’est un très joli soir
Un joli soir d’été
Et les deux escargots
S’en retournent chez eux
Ils s’en vont très émus
Ils s’en vont très heureux
Comme ils ont beaucoup bu
Ils titubent un petit peu
Mais là-haut dans le ciel
La lune veille sur eux.
§
Al funerale di una foglia morta
Due lumache se ne vanno
Hanno il guscio nero
La fascia nera nelle corna
Se ne vanno nella sera
Un bellissima sera d’autunno
Ahimè quando arrivano
È già primavera
Le foglie che erano morte
Sono tutte resuscitate
E le due lumache
Sono molto deluse
Ma ecco il sole
Il sole che gli dice
Prendete prendete il disturbo
Il disturbo di sedervi
Prendete un boccale di birra
Se ne avete l’animo
Prendete se vi piace
L’autobus per Parigi
Partirà stasera
Girerete il mondo
Ma non prendete il lutto
Sono io che ve lo dico
Annerisce il bianco degli occhi
E poi vi imbruttisce
Le storie dei funerali
Sono tristi e per niente belle
Riprendete i colori
I colori della vita
Allora tutte le bestie
Gli alberi e le piante
Si mettono a cantare
A cantare a squarciagola
La vera canzone viva
La canzone dell’estate
E tutti a bere
Tutti a trincare
È proprio una bella sera
Una bella sera d’estate
E le due lumache
Se ne tornano a casa
Se ne vanno assai commosse
Se ne vanno felicissime
Avendo bevuto tanto
Barcollano un pochino
Ma lassù nel cielo
La luna veglia su loro.
JACQUES PRÉVERT
Nato con la camicia
Fortunato chi può
infilar perle nella memoria
e pavoneggiarsi di vita felice.
Fortunato chi gioisce dell’altro
ed insieme accompagna
due storie di vita.
Fortunato chi s’accosta
al diverso con occhi infantili
e curioso apprende di storie lontane.
Fortunato chi sa aspettare,
chi si accontenta, chi chiede perdono.
Fortunato chi non attende la manna.
Se non riesco a dormire
conto le stelle radunate
nel palmo della mia mano
Tra una tela e l’altra
mi fermo quanto basta
per fondermi con i pennelli
i colori che invento
raccontando storie di vetro…non mie.
L’anima attingo
dalle ceneri dei sogni ,
[c’è troppo grigio …sottolinei]
e di tanto in tanto mi concedo
ai giardini del silenzio
come musa
mi contagi
mi piovi dentro
“Sono qui” mi dici
…..sapessi quanto vale
in quest’uggiosa domenica….
Tutti i poeti del mondo
Tutti i poeti del mondo hanno un fucile
un lapis per vedetta
un secolo di piombo.
Hanno le rotative smangiate, le giberne
piene di fiori fatti di carta
l’uomo in mente, che siede su una panca
a contarci delle storie.
Tutti i poeti del mondo hanno vissuto
col naso sopra il filo spinato della morte;
contenti di grattarsi la rogna della fame
d’aver patito il freddo, le cosce di una donna.
Contenti delle loro minestre, del lavoro
di un’istruzione poco adeguata
di un cancello, con sopra il nome senza disturbo
di Francesca.
E due leoni fatti di pietra, un po’ invecchiati:
un posto per camparci le foglie
e andarci cauti
con noi, poco coraggio nel pugno
e molto sonno.
Cosa copriva
Quando si tolse il cappotto
si vide bene ogni particolare
segni d’irriconoscimento li potremmo dire
non servono bottoni mormorò la donna
prima sfilò le maniche
era in piedi e guardava davanti
un moto si risolse nello specchio
ci si sforzava di distinguere
gigli in penombra
le passamanerie delle pareti
i movimenti cauti
si poteva cadere per un sibilo
o vorticare un attimo
dipendeva dal gesto volontario e dalle storie
che un ninnolo cinese riusciva a raccontare
forse un foulard turchese poteva ricoprire
non è detto
un altare per cerimonie mimiche
fu così che perdette prima il corpo
sotto non c’era niente, non domandate come
era rimasto solo un che d’argento, sembravano capelli
non fu mai confermato.
qualcuno espresse un desiderio
credendole perseidi cadute dallo sciame
Il senso della vita
Lo stesso sole
pelli diverse
occhi che non vedono
al di là
del proprio respiro.
Inquieta smania
a trafugar le ore
consumando storie
come mozziconi.
Spalla contro spalla
sfioramento di un attimo
mondi diversi
crocevia di sogni.
Se guardi in quel pozzo
vedrai ciò che sono
la luce che illumina
la poesia di uno sguardo.
Fermati un istante
afferra il senso
di questi giorni che scorrono
via tra le mani vuote.
astrofelia franca donà
Dentro la notte
Notte di amore e rabbia che si consuma
dietro una finestra di silenzio.
Notte che non da tregua alla vita
che non tace il suo grido,
che non s’arrende alla violenza
delle tenebre ove recita la morte
che volto non vuole.
Notte di gesti osceni e di voci
di terre lontane.
Notte lucide di pioggia e di tristi
puttane.
In lei il regno globale della disperazione
di chi niente è padrone,
attraversata da auto veloci e fiammanti
che fendono come lame taglienti,
il buio dilaniano con attimi di verità
dolorose e indecenti.
Immediata è chiusa la ferita e torna
a ghignare sulla putrida preda.
Ciondolanti ubriachi residui
dimenticati di vita senza vittorie,
arrancano nelle vie con le loro storie
tra sogni e illusioni.
Ululano alla luna che ignora
e arrogante è complice della notte
senza anima pietosa.