Impotenza

Vorrei tuonare dal microfono in piazza
parole scandite da rabbia profonda.
Scagliare formelle strappate alla storia
sotto i portici della memoria.
Poi, come un osso spolpato,
mi stenderò fachiro sul letto di pena
cercando una fuga nel filo spinato.

Lorenzo Poggi

Published in: on giugno 30, 2012 at 07:16  Comments (4)  
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Tutti i poeti del mondo

Tutti i poeti del mondo hanno un fucile
un lapis per vedetta
un secolo di piombo.
Hanno le rotative smangiate, le giberne
piene di fiori fatti di carta
l’uomo in mente, che siede su una panca
a contarci delle storie.
Tutti i poeti del mondo hanno vissuto
col naso sopra il filo spinato della morte;
contenti di grattarsi la rogna della fame
d’aver patito il freddo, le cosce di una donna.
Contenti delle loro minestre, del lavoro
di un’istruzione poco adeguata
di un cancello, con sopra il nome senza disturbo
di Francesca.
E due leoni fatti di pietra, un po’ invecchiati:
un posto per camparci le foglie
e andarci cauti
con noi, poco coraggio nel pugno
e molto sonno.

Massimo Botturi

Avevi ragione tu…


Avevi ragione tu, come sempre
i figli mi contano i capelli bianchi
ma sono convinti
di sapere più cose di me,
del mio dolore credano sia stemperato
sui minuti le ore e gli anni
senza sapere che tutti insieme
fanno un minuto fa dalla tua fine.
Avevi ragione tu che si perde solo tempo
a pensar male, e che il bene ti ricade addosso
appena lo hai fatto, e che l’amicizia spesso
e vuoto a rendere e che l’amore s’impara
guardando i figli dormire, monitorando il loro respiro
nel tentativo, spesso inutile,di sincronizzarlo col battito
del nostro cuore già così pesante.
Avevi ragione tu, nessuno ti dice che sei importante
se non sei tu il primo a sentirti migliore,
e che le montagne sono sacre come i pascoli,
che la famiglia è una prigione che potrebbe essere dorata
ma a vole è soltanto filo spinato
quello che ci avvolge e ci riavvolge
e scappare è inutile, le femmine hanno il senso di colpa
dentro le ossa, nel sangue versato nei parti ripetuti,
nei primi dentini caduti conservati per anni,
nelle ginocchia sbucciate, nelle materie che a scuola non
riuscivamo a capire.
Avevi ragione tu su ogni cosa,
se mai hai avuto una colpa, ora è mia
e nemmeno voglio sapere il suo nome
da che parte dell’anima urla,
devo solo abituarmi o fingere di non sentirla.

Maria Attanasio

La combattente della porta accanto


Attraverserò al tuo fianco il confine del dolore,
lo farò col sorriso negli occhi
e mostrerò a tutti bianche ferite di luce.
La morte non avrà tempo di venire,
rintanata nell’ombra starà a guardare,
svanirà all’istante di paura.
Sono la combattente della porta accanto,
ribelle nata, di vocazione fanciullina.
Resistere è un bel mestiere,
l’ho ereditato dal seno generoso di mia madre
che pur di avermi mi ha difesa con unghie e denti.
E adesso sono scesa in trincea
e sono fiera di scavar nei sogni,
ma sotto nella terra mia
non troverete filo spinato a sanguinar le mani,
solo elmetti vuoti, arrugginiti
a ricordar che siamo nati liberi,
liberi di scegliere da quale parte stare.
Accanto ai paladini dell’amore, ai diversi,
ai disadattati, agli usurpati
pochi lustrini, pochi quattrini.
Limiti nostri, poveri,
reali da superare.

Roberta Bagnoli

Ci hai lasciato

 

Un’onda trafigge il cuore
valico il sentimento
che affligge l’anima
tormentata dal dolore
mi affanno alla ricerca di
risposte

il sorriso di madre
l’abbraccio che riscalda il pensiero
il profumo di talco
l’amore profuso
dagli occhi inquietanti

la morte ti ha reso libera
dai tormenti e dagli affanni
sei anima dolce e serena
che il cuore ha donato
seminando purezza
cospargendo la terra
di lacrime e dissetandola

con le mani hai sollevato
le zolle del dolore
per scrivere e dipingere
i sogni d’amore

ora vivi in ognuno di noi
nel pensiero che avvolge
nel ricordo che ti perpetua
nei cuori di chi ti ha amato

 

Maristella Angeli

Published in: on gennaio 27, 2010 at 07:07  Comments (10)  
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Viaggi


Viaggi di trincea
sui corrimano di filo spinato,
feriscono i palmi sgusciati fuori
e i talloni slittano
sui passi ignoti:
cavi di metallo sulle teste
rase al bulbo,
si profilano le ombre
della notte e dei silenzi
e la terra sembra un manto
sordo.
E allora osi
con la pelle tutta,
e sposti il buio con la gamba
impacciata di vergogna,
divaricando la paura
smetti il minimo
e ti senti donna.

Beatrice Zanini

Published in: on gennaio 26, 2010 at 07:09  Comments (2)  
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Il limite d’esistere

Rasentare sponde d’ogni confine
m’è congeniale come sdrucciolare
fra i recinti pungenti
in cui si riduce chi mi odia,
ondulando movimenti suadenti
a lesionarmi graffiarmi la pelle
l’inconfessabile altro io
sul filo spinato delle sue barricate.
Almeno
accerchiassi il torto di respirare,
accetterei di non esistere.

Daniela Procida

Published in: on gennaio 5, 2010 at 07:41  Comments (4)  
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