Il pioppo

Ecco ancor mi riveste

l’abito della notte

e ingessa le paure

tra le sue trame fitte

 

sento il peso dei panni

messi e smesssi ad oltranza

in alterne vicende

logorati dagli anni

 

e ormai logoro è pure

il migrar fra vocaboli

di banali scritture

sforzi adatti ai patiboli

delle letterature.

 

Al chiaror del mattino

come uccelli notturni

dileguano i timori

par più dolce il destino

 

di là dalla vetrata

ecco riappare il pioppo

dalla chioma dorata

di quel giallo che acceca

e illumina ogni cosa

‘na ventata radiosa

ch’empie l’anima e placa.

 

Viviana Santandrea

Published in: on novembre 14, 2015 at 07:46  Comments (4)  

Kierkegaard su Hegel

Kierkegaard diceva di Hegel: ricorda qualcuno
che erige un enorme castello, ma vive
in una semplice capanna, lì nei pressi.
Così l’intelligenza abita in una modesta
stanza del cranio, e quegli stati meravigliosi
che ci furono promessi sono ricoperti
di ragnatele, per ora dobbiamo accontentarci
di un’angusta cella, del canto del carcerato,
del buonumore del doganiere, del pugno del poliziotto.
Abitiamo nella nostalgia: nei sogni si aprono
serrature e chiavistelli. Chi non ha trovato rifugio
in ciò che è vasto, cerca il piccolo. Dio è il seme
di papavero più piccolo al mondo.
Scoppia di grandezza.

ADAM ZAGAJEWSKI

Published in: on novembre 14, 2015 at 07:23  Comments (2)  

La valle del desiderio

Scotimento dei sensi innalzati
in opache luci di desiderio:
altissima nebbia irridente
lo stridulo mondo velato
d’amore fugace, patina
dai mille colori accecanti.
Indecifrabile oscura passione,
aggrappati all’informe nebbia
e penetra, acqua grumosa,
nella valle irta di scheletri
rabbrividenti alla sua diafana
presenza di sole.

Nino Silenzi

Published in: on novembre 14, 2015 at 07:14  Comments (3)  

Diversità

Io ho freddo,
ho freddo!
Il mio corpo
é un bagno di sudore;
il mio cervello
impazza,
tambureggia d’idee
di folli propositi
che tali non sono.
Vedo dentro di me
l’immagine distorta
dei miei concetti astratti,
leggo nel mio profondo
le finzioni
per un rapporto
che sa di irrazionale
e contorto.
Mi sforzo di sentirlo diverso,
spregiudicato,
non conformista,
libero.
Ed, invece, l’oppressione,
l’educazione,
la religione,
il costume,
la violenza materna,
continua.
Vorrei fuggire,
a piedi scalzi,
nudo
sull’erba di un prato,
magari sotto la pioggia,
per sentirmi diverso,
lavato nei pensieri,
unico esemplare
di un mondo
di immagini irrazionali
e di finzioni.

Salvatore Armando Santoro

Published in: on novembre 14, 2015 at 06:58  Comments (1)  

Eroi inconsapevoli

Le mani sporche e le bocche protese a desiderare baci lontani
Di donne lasciate a remare contro la vita che comunque va avanti
Nonostante questa guerra intelligente che doveva essere lampo
Ma non si capisce niente, la vita va avanti
E nascono figli concepiti prima e si cambiano ore in denaro e denaro
In attenzione e dolore e il dolore resta sempre sospeso lontano
Come il mare tra il dire e il fare immaginare
Chi è troppo lontano e non si può vedere nelle sue mattine
E nelle sere di poca cena e tanta televisione ché è utile non pensare
Prima di andare a dormire.
Nel tentativo di capire si studiano lingue e facce che intenzione
Avranno mai questi che hanno bisogno realmente di tutto
Ma non di noi della nostra civiltà della nostra democrazia
Dei nostri ingegneri dei nostri architetti di quelli che scavano pozzi
Di quelli che ricuciono ferite rimettono insieme
Bambini saltati sulle mine parlano di un futuro che non esiste
In altre facce sporche di terre e mani maltrattate dalla fatica
Dalla terra che non si lascia fecondare dalla vita.
Hanno bisogno di noi ma non delle nostre parole
Dei nostri sette o otto grandi seduti intorno ad un tavolo
A scoglionarsi a vicenda con sorrisi baci e abbracci che sembra di essere altrove
E non a decidere sazi e puliti chi vive e chi muore.
A metterci in testa strane idee ed in bocca sapore di sangue
I polmoni saturi di piombo dopo un’esplosione
Muco e sangue e sudore polvere da sparo sul cuore
Nelle narici l’odore di un mare lontano
A questo punto quasi dimenticato e vi chiamano ad uno ad uno
Sarete promossi sul campo in fondo sarete valutati a peso d’oro
I vostri figli che non vedrete crescere non vi vedranno invecchiare
Nessuna ombra sull’amore di una vita ed una vita spesa per amare
Per mettersi seduti all’ombra di un albero in fiore
Senza nemmeno saperne il nome tanto il suo frutto sarà dolce
Il suo frutto sarà vivo e tenero e pronto ad essere condiviso
Spezzato come pane offerto come vino
Giusto come un sacrificio involontario saltare in aria
Mirare al cielo e sentirsi verme in terra che scava e si arrotola
Ed è parte di un tutto che è il niente che ci riceve e poi vomita
Alla pietà di chi resta.

Maria Attanasio

Published in: on novembre 14, 2015 at 06:56  Comments (2)