Freddo come la minestra del giorno prima
amaro più di un’attesa vana
continuo come le ore vecchie
è questo viaggio
Zoppo – bambino – e di vento
Anna Zucchini
Freddo come la minestra del giorno prima
amaro più di un’attesa vana
continuo come le ore vecchie
è questo viaggio
Zoppo – bambino – e di vento
Anna Zucchini
I platani piangono sul lungotevere.
I saluti si sciolgono nell’aria
dolce della sera coi ricordi
affastellati come stampe del Pinelli.
Piangono i platani sul lungotevere
ma non necessariamente
escrementi di storni.
Nella corrente molle
scivola il Tevere a mare
incontrando comunque
nuove avventure
e nuove visioni di castelli e di angeli
di fagiani in calura
e di anse improvvise
ma piene di canne.
Arrivederci Roma,
i platani piangono sul lungotevere,
salutano brividi di desideri,
e lunghe file di sconosciuti
alla Cappella Sistina.
I sanpietrini restano a guardare
il prossimo venuto.
.
Lorenzo Poggi
Il dolore è un postino grigio, silenzioso,
col viso asciutto, gli occhi d’un azzurro chiaro,
dalle sue spalle fragili pende
la borsa, il vestito è scuro e consumato.
Nel suo petto batte un orologio
da pochi soldi; timidamente sguscia
di strada in strada, si stringe ai muri
delle case, sparisce in un portone.
Poi bussa. E ha una lettera per te.
ATTILA JÓZSEF
Pallore
spettro di luce
nitido biancore
eppure percettivo
stridore
d’eterno contrasto
di lotte e prove costanti
di teoremi e deduzioni
di continuo e vuoto annaspar
della cieca mente.
E l’anima assorbe
come spugna eterea
sostanza di sogno
memorie d’azioni
desideri realizzati
e appena sfiorati
pensieri inglobati
nella notte del tempo
ritagli d’ombre sottili
coacervo di buio di pece
e vampe di luce altissima
fino a diventare essa stessa
certezza di quel dolce Infinito
nel quale vogliamo e bramiamo
lasciar annegare
ogni stupido moto
ogni lacera fibra
della nostra effimera vita.
E’ forse illusione credere
di tornare a sfogliare
l’antologia eterna dell’Universo?
Roberta Bagnoli
Non so ancora
se tutti insieme formassimo il corpo di Dio
e non ho ancora capito di quale Dio parliate
se ebreo, musulmano, cristiano o metropolitano.
E, sinceramente credo che Dio non si occupi più
di questi… giochi.
Ha dato l’input, lasciandoci il libero arbitrio
siamo cresciuti, diventati grandi e forse…. perduti.
Ma una cosa la so:
che la libertà di ognuno finisce là, dove
comincia quella dell’altro, nel rispetto
delle diversità, delle culture, dei credi.
Nel rispetto della vita. La vita è sacralità
per sua natura, la vita non muore mai;
si trasforma, muta, cambia, e noi viviamo
in lei per tutto il tempo, infinitamente.
Quindi, toglierla o donarla è quasi, giocare a Dio.
.
Il Passero
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