Ora

Ho ingoiato suoni tra le parole
che avrei voluto ignorare,
ho carpito contorni d’anime
che avrei voluto sbiadire,
ho perso volti nello specchio
che avrei voluto sfiorare,
ho smarrito redini tra le vie
che avrei dovuto serbare.
Ora solco somme di errori
sfido assidui maremoti
sola naufrago dispersa
tra desideri incompiuti.

Daniela Procida

Published in: on marzo 20, 2012 at 07:20  Comments (6)  
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Chisciotteide

 
A voi, di nobil censo,
lo dicon vostre insegne,
io, prode cavaliero
montato su destriero,
final giudizio chiedo
.
Dovrete sentenziare,
con alto aulico dire,
che bella tra le belle,
nell’universo intiero,
primeggia la mia dama.
.
-Tu nobil schiatta vedi
in noi poveri cristi,
e, ohibò, ti siamo grati.
Ma per sputar sentenza
vederla noi vogliamo !-
.
Felloni e anco marrani
mio verbo contestate ?
Che… ? Forse per sapere
che luna in cielo splende
necessita il vederla ?
.
-Non è proprio l’istesso,
larva d’un cavaliero,
la luna godimento
apporta al mondo intiero.
A te soltanto, invero,
dattela la tua amata.
Che almeno un suo ritratto
potessimo ammirare !-
.
Oh di gran puta hijos
la lancia assaggerete !
Carica a pancia bassa
cavallo mio fedele.
Ma non così, poffarre,
la terra mi fai arare !
.
-Addosso a ‘sto buffone
che merita lezione !
Usiamo quelle insegne,
che poi sono bastoni,
puniamo l’arroganza
di chi, prova non dando,
imporci vuol sentenza.-
  .
Ahimè m’hanno conciato,
mio immaginato bene.
Per raddrizzar gl’inganni,
che oscuran la giustizia,
sghembo dovrò ambulare
p’andar dove conviene.
.
Se poi tu vuò lenirmi,
porta al futur’incontro,
immago tua adorata,
che più del mio bel dire
sarà il suo guardamento.
.
E poi, già che qui siamo,
un altro dono chiedo,
 perché questo m’han detto,
battendomi quei prodi.
Non so di che cianciasser,
gridavano… d’un fiore.
Da qualche parte certo
dovrà portar calore.
.
Mio fido Dozzinante,
quanto dolor m’avvolge.
E su, non protestare,
sbagliato ho forse il nome,
ma chiaro è il mio pensare.
.
Un giorno fui  investito
d’una divin missione:
il mondo ripulire
d’ingiuste ipocrisie.
Per realizzar ‘sto sogno
‘sta strada obbligo è il fare.
.
————Così, caracollando,
tra un ahia e un poffarbacco,
condusse la sua vita.————-
.
Miguel, mancino monco,
questo ci ha raccontato,
mostrandoci un inetto
che, sempre ottuso, lotta,
negando questo mondo.
.
Ma Unamuno, il grande,
riscrive altra avventura.
Quei solidi ideali,
ch’eran la sua cultura,
nel Don errante incarna.
.
E chi capir volesse,
le due versioni approcci
per somme, poi, tirare.

Piero Colonna Romano

Non ci sono più scuse

La strada è ferrata di suo,
non si gira mai indietro,
non mette le mani avanti,
procede spedita con valigie
di cartone fermo posta
nel giardino dei rimorsi.

Si sparge il sasso nello stagno
in cerchi sempre più sbiaditi
come ribelli all’intrusione,
come a ribadire il senso delle cose
ormai perso in algidi fiati di morte.

è il momento di tirar le somme
con l’inchiostro simpatico
marchiato a scomparsa
per non lasciare tracce
del nostro passaggio.

è anche il momento di stupirsi
di noi, di non credere possibile
rifugiarsi nella tana della volpe
senza pagare lo scotto.

E quindi inginocchiarsi
a piangere gli avvenimenti sperati
e luci di fondo a riscaldar l’ambiente.

Ci accompagniamo trascinando
lingue ad assaggiar torrenti.

Ma scrivere di lacrime non serve.

Lorenzo Poggi