Ho ingoiato suoni tra le parole
che avrei voluto ignorare,
ho carpito contorni d’anime
che avrei voluto sbiadire,
ho perso volti nello specchio
che avrei voluto sfiorare,
ho smarrito redini tra le vie
che avrei dovuto serbare.
Ora solco somme di errori
sfido assidui maremoti
sola naufrago dispersa
tra desideri incompiuti.
Ora
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Chisciotteide
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Non ci sono più scuse
La strada è ferrata di suo,
non si gira mai indietro,
non mette le mani avanti,
procede spedita con valigie
di cartone fermo posta
nel giardino dei rimorsi.
Si sparge il sasso nello stagno
in cerchi sempre più sbiaditi
come ribelli all’intrusione,
come a ribadire il senso delle cose
ormai perso in algidi fiati di morte.
è il momento di tirar le somme
con l’inchiostro simpatico
marchiato a scomparsa
per non lasciare tracce
del nostro passaggio.
è anche il momento di stupirsi
di noi, di non credere possibile
rifugiarsi nella tana della volpe
senza pagare lo scotto.
E quindi inginocchiarsi
a piangere gli avvenimenti sperati
e luci di fondo a riscaldar l’ambiente.
Ci accompagniamo trascinando
lingue ad assaggiar torrenti.
Ma scrivere di lacrime non serve.
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