Sofferenza senza fine

Circondato da folla rumorosa cammino
Senza meta precisa senza un preciso scopo
Nulla mi distrae dai miei cupi pensieri
Penso a Gaza all’Afghanistan
Ma anche al male intestino
Che dilania la nostra Italia
Offesa e vilipesa quotidianamente

La Legge sembra impotente nel confronto con mondi lontani
Legulei che proteggono le crudeltà
Organizzazioni sempre più violente e malvagie
Odo bimbi piangere supplicando pietà
Sento boati e raffiche di armi potenti
Leggo di madri assassine
Di famiglie distrutte dalla follia di un marito e padre
Di bimbe e donne vigliaccamente violentate

La crudeltà ormai padrona regna assoluta su di noi
Quanta arroganza fra i politici incapaci di capire
Soprattutto di decidere
Vivono lontani dalla realtà
Come la loro esistenza fosse in un’altra galassia
E noi costretti a subire il loro comportamento
Così lontano dai nostri bisogni

Si dice c’è la religione
Quale religione è in grado di aiutare
A sovvertire l’attuale crudele modello di vita
Anzi si incita si sobilla si insegna ad uccidere
La preghiera è una espressione ormai in disuso

La violenza ha preso possesso degli umani
Gli umani hanno permesso ai violenti
Di aggredire lo spazio che ci circonda
Di contrastare madri padri istituzioni
Che erano e sono
Il nostro ieri il nostro oggi il nostro domani

Mi risveglio da questi pensieri
M’accorgo che la vita scorre nel tempo
Che il sole irradia calore
Che l’acqua scivola cantando
La folla c’è ancora
Alcuni di essi paiono assorti
Ma sorridono al sole
Allora proseguo con la speranza di ritrovare l’Amore

Marcello Plavier

Altra esistenza

Esiste il tempo d’uno strapazzo
non voluto per il semplice motivo
d’un ascolto non desiderato.

Esiste il tempo delle libellule
nel ricordo d’un temporale fulminante
che accresce il desiderio
di tornare indietro nel tempo
dove tutto si può costruire
senza l’arroganza
della umana speculazione.

Esiste il tempo del vento irrequieto
che accorcia distanze labiali
irrilevanti nelle loro interpretazioni.

Eppure in tutte queste bugie
si aggregano ori spezzati
da suoni d’abbaglio;
è nel loro ermetismo che si nascondono
fiabe di noi
che stiamo vivendo
nelle incarnazioni
delle nostre ricche proiezioni.

Glò

Chisciotteide

 
A voi, di nobil censo,
lo dicon vostre insegne,
io, prode cavaliero
montato su destriero,
final giudizio chiedo
.
Dovrete sentenziare,
con alto aulico dire,
che bella tra le belle,
nell’universo intiero,
primeggia la mia dama.
.
-Tu nobil schiatta vedi
in noi poveri cristi,
e, ohibò, ti siamo grati.
Ma per sputar sentenza
vederla noi vogliamo !-
.
Felloni e anco marrani
mio verbo contestate ?
Che… ? Forse per sapere
che luna in cielo splende
necessita il vederla ?
.
-Non è proprio l’istesso,
larva d’un cavaliero,
la luna godimento
apporta al mondo intiero.
A te soltanto, invero,
dattela la tua amata.
Che almeno un suo ritratto
potessimo ammirare !-
.
Oh di gran puta hijos
la lancia assaggerete !
Carica a pancia bassa
cavallo mio fedele.
Ma non così, poffarre,
la terra mi fai arare !
.
-Addosso a ‘sto buffone
che merita lezione !
Usiamo quelle insegne,
che poi sono bastoni,
puniamo l’arroganza
di chi, prova non dando,
imporci vuol sentenza.-
  .
Ahimè m’hanno conciato,
mio immaginato bene.
Per raddrizzar gl’inganni,
che oscuran la giustizia,
sghembo dovrò ambulare
p’andar dove conviene.
.
Se poi tu vuò lenirmi,
porta al futur’incontro,
immago tua adorata,
che più del mio bel dire
sarà il suo guardamento.
.
E poi, già che qui siamo,
un altro dono chiedo,
 perché questo m’han detto,
battendomi quei prodi.
Non so di che cianciasser,
gridavano… d’un fiore.
Da qualche parte certo
dovrà portar calore.
.
Mio fido Dozzinante,
quanto dolor m’avvolge.
E su, non protestare,
sbagliato ho forse il nome,
ma chiaro è il mio pensare.
.
Un giorno fui  investito
d’una divin missione:
il mondo ripulire
d’ingiuste ipocrisie.
Per realizzar ‘sto sogno
‘sta strada obbligo è il fare.
.
————Così, caracollando,
tra un ahia e un poffarbacco,
condusse la sua vita.————-
.
Miguel, mancino monco,
questo ci ha raccontato,
mostrandoci un inetto
che, sempre ottuso, lotta,
negando questo mondo.
.
Ma Unamuno, il grande,
riscrive altra avventura.
Quei solidi ideali,
ch’eran la sua cultura,
nel Don errante incarna.
.
E chi capir volesse,
le due versioni approcci
per somme, poi, tirare.

Piero Colonna Romano

Caro signore

Mio caro
signore impomatato
di gomma rivestito
e d’arroganza
mi dici che
se le case son
di sabbia
e le donne mercato
se i giudici
non contano
e l’Italia
neanche
se i tiranni
sono amici
e nemico è
il popolo che suda
che se i trucchi
e la malizia
fan da padroni
è buona cosa per me
allora ti rispondo
che c’è ancora
chi s’avvolge di
bandiera
di mille colori
e uno solo
pulito
intatto
bianco
d’amore
che sventola
dentro
molti cuori
e tu non puoi
capirlo
nè toccarlo.

Tinti Baldini

A chi darò questo ramo di mimosa?


Non lo darò alle donne dei tiranni
che già si ornano di sangue e menzogna
né a chi mercifica
soggetto alla gogna del dio danaro
il proprio corpo, nel fiore degli anni.
Non lo darò alle tante avvocate
difenditrici delle cause perse
o alle arriviste plurilaureate
nell’università dell’arroganza.
L’intreccerò a corona sopra il velo
di chi combatte in clandestinità
e tra le dita aggrappate al dolore
che al Mare Nostrum chiesero pietà.
Spargerò i fiori su quella riviera
gialli e lucenti come tante stelle
li donerò per asciugare il pianto
orfano delle madri, di sorelle
che ai nipoti sapranno raccontare:
“c’era una volta…una triste fiaba vera”

Viviana Santandrea

Ecco Natale…

Ecco Natale, che sul suo groppone
porta nel sacco, per chiunque l’aspetti,
un po’ di speranza, ed ad ognuno propone

di metter da parte le beghe e i dispetti
di chi sta riempiendo le nostre giornate
coi propri rancori, coi propri sospetti,

coi mille cavilli, e le mille sparate
di schizzi al veleno, d’insulti e d’accuse,
che al mille per cento son moltiplicate

da artate notizie che sono diffuse
per seminare una gran confusione,
con modalità intriganti ed ottuse,

in tutte le parti – senza esclusione –
così che ogni testa ne venga colpita,
in tutta quanta la popolazione,

senza riguardo a quella istruita
sulle questioni ideali del mondo,
e a chi per maestra ha solo la vita,

che sa insegnare il buon senso, che in fondo
vale di più d’ogni demagogia,
e rende l’uomo più sano e fecondo.

Caro Natale, che sei per la via,
fa veramente che quella speranza
che si diceva, per ognuno sia

il modo di uscire dall’arroganza
di chiunque al mondo chissà chi si crede,
e di inebriarsi di buona creanza,

e che sia, questo, il segnal che precede
l’inizio d’un poi che a ognuno conceda
di governar senza palle al suo piede,

per dare il giusto a ogni giusto, e a chi chieda
e n’abbia il diritto, e invece sia tristo
con chi, all’altro, il diritto suo, leda,

che in fondo è quello che ha insegnato Cristo.

Armando Bettozzi

Un mondo migliore

C’è una mezza luna stasera
mezza soltanto
Sta lì, nel cielo blu,
come incollata all’infinito.
Netta, precisa, proprio metà,
e osserva tutto da lassù.
Mi fissa con un occhio solo
malinconico e triste
forse mi rimprovera.
Contempla noi umani
stretti nelle nostre meschinità
e nella nostra spocchiosa arroganza
Osserva distaccata,
incapace di dare aiuto
ma piena di comprensione.
Mezza luna bianca,
mezza soltanto,
quanto basta però per sperare ancora,
malgrado tutto,
in un mondo migliore.

Sandro Orlandi

Published in: on agosto 25, 2010 at 07:27  Comments (4)  
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Eclissi

L’eclissi passa e nasconde il giorno
e il buio vince – ma è per poco –
che presto il sole farà ritorno

con la sua luce, con il suo fuoco,
e smorza il buio e la sua baldanza,
e il buio è sempre di più, più fioco.

Così il male – strisciando avanza –
e offusca il bene, ma quello, presto,
gli secca il seme dell’arroganza

e al male infligge stizzoso arresto.

Armando Bettozzi

Published in: on luglio 16, 2010 at 07:02  Comments (5)  
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