Chisciotteide
Amelia
Nel battistero d’infanzia avevo orgoglio
e nitida paura di sentinella.
Solo, tra tanti cristi da soli, mi nettavo
le scarpe dalla terra scalciata
e il sangue al naso.
E scrissi Viva Kennedy un giorno,
avevo dentro,
le mie bandiere belle spiegate
il vento addosso
di quelli che l’inverno lo passano nei campi,
una finestra lunga sul mondo.
Tutta Amelia là dentro lei ci entrava di pomeriggio
e il sole
veniva via dagli alberi
per darmela più chiara.
Il testamento della storia
A chi lascerà i suoi guai?
Dove nascondersi per non essere interrogato?
Non potrai dire “io non c’ero”,
né mendicare innocenza,
né coprirti di cenere,
né fuggire nei boschi.
Boschi piallati per scrivere niente,
mari discariche di buste di plastica,
cieli violentati da ali d’argento,
profondità masticate da ruspe e trivelle,
il fumo che sale dal formicaio impazzito.
A chi lascerà le sue miserie?
Le capanne di fango con i tetti di palma,
i ventri gonfiati dagli occhi innocenti,
la vita vissuta per sopravvivere,
il cielo e la luna senza poesie.
A chi lascerà le sue controversie?
Le guerre senza fine, i proiettili all’uranio
le auto che esplodono, le bocche di cannone,
la strage giornaliera di poveri innocenti.
A chi lascerà i suoi statisti?
Lungimiranti come granchi,
si pavoneggiano nelle bandiere e nei salotti,
attenti ai sondaggi per non perdere un voto,
complimentandosi nelle proprie memorie.
A chi lascerà i poveri cristi?
L’armadio
nelle scansie degli intenti
falliti
capi stanchi sulle grucce
appesi
ciondoloni o coi risvolti lisi
piangono rosari
e cristi mai risorti
lacrime e bestemmie -misura unica –
mi stringono la vita
e mia madre un nuovo santo
da pregare.
Io non ho santi né padroni
e ho smesso di contare i giorni
osservo le Tineidi sbrindellare stoffe
di cheratina ingorde
e allora faccio scorte di pensieri buoni
chè la fame non abbia
il brontolio di pancia a pezzi.