Le ortensie

Sembravano tuonare, le ortensie, nel giardino
quando nascosti bene per gioco là amavamo
fare come gli uccelli che s’alzano, improvvisi
per correre alla tana da tutti noi decisa:
la bocca di una vecchia fontana.
Era settembre
il fresco delle sei della sera ci incontrava
come le madri uscite dagli stabilimenti,
pronte a dettare burro e due cose per bottega.
Un’ora solamente e poi casa, era settembre
il rischio grande d’esser felici a poche cose:
i fuochi per il santo, le bancarelle e i dolci.
Il rivolo che s’era formato il nostro fiume
la meliga e le vecchie robinie un po’ Salgari.
E poi i saluti dalle ringhiere
giù in cortile, le bici incatenate, i gatti rossi usciti
a fare scorta d’ultime luci
e poi la notte.

Massimo Botturi

Fahrenheit 451

 
Risplendono fiamme
nell’est del paese.
.
Ritorna il ricordo
di roghi passati,
accesi da chiese
nefaste ed oscure.
.
D’Egitto Cirillo
bruciò biblioteca
e santo lo fece
il clero di poi.
.
 Così come tutti
tiranni del mondo
Benito con Adolf
bruciarono libri
assieme a Francisco,
temendo cultura.
.
Così anche oggi
ripete la storia
la lega padana.
Distorce il passato,
 inventa regioni.
Di scomodi libri
farà delle pire.
.  
Ma ancora son vivi
quegli uomini libro,
memoria di tutto
sapere del mondo
 e ultimo sogno
d’un viver civile.

Piero Colonna Romano

Un santo

“Chi non ama le donne, il vino e il canto, è solo un matto non un santo!”

ARTHUR SCHOPENHAUER

Published in: on marzo 31, 2011 at 07:10  Comments (3)  
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Pezzi di vetro

L’uomo che cammina sui pezzi di vetro
dicono ha due anime e un sesso di ramo duro in cuore
e una luna e dei fuochi alle spalle mentre balla e balla,
sotto l’angolo retto di una stella.
Niente a che vedere col circo,
nè acrobati nè mangiatori di fuoco,
piuttosto un santo a piedi nudi,
quando vedi che non si taglia, già lo sai.
Ti potresti innamorare di lui,
forse sei già innamorata di lui,
cosa importa se ha vent’anni
e nelle pieghe della mano,
una linea che gira e lui risponde serio
“è mia”; sottindente la vita.
E la fine del discorso la conosci già,
era acqua corrente un pò di tempo fà che ora si è fermata qua.
Non conosce paura l’uomo che salta
e vince sui vetri e spezza bottiglie e ride e sorride,
perchè ferirsi non è impossibile,
morire meno che mai e poi mai.

Insieme visitata è la notte che dicono ha due anime
e un letto e un tetto di capanna utile e dolce
come ombrello teso tra la terra e il cielo.
Lui ti offre la sua ultima carta,
il suo ultimo prezioso tentativo di stupire,
quando dice “È quattro giorni che ti amo,
ti prego, non andare via, non lasciarmi ferito”.
E non hai capito ancora come mai,
mi hai lasciato in un minuto tutto quel che hai.
Però stai bene dove stai. Però stai bene dove stai.

FRANCESCO DE GREGORI


Constatazione amichevole

Non sembra più la stessa estate:
l’ortodossia del nudo di paglia
il sangue caldo.
Ma solo una carenza di aria,
una carlinga, per l’aviatore senza più nafta
e stelle al vetro.

Questa mattina ondeggiano gli alberi,
li amo.
Perché sono capelli di donna in un canale
e hanno gambe di donna
e tenerezze;
anche s’estate non sembra più la stessa,
e il giallo delle strade lavate toglie il fiato.

E tutte queste prugne selvatiche le amo
perché fan precipizio di uccelli in banchettare,
così l’estate sembra la stessa
anche per poco.
A ricordarlo viene anche il cero volto al santo
le tue levate notturne
l’orinare, senza mai niente addosso;
così che al buio sembri una lucciola smarrita
tra la magnolia e il muro,
un lontano temporale.

Massimo Botturi

Epitaffi

In vita non sono stato uno stinco di santo,
ma ora che questo corpo martoriato e stanco
sta facendo terra per i ceci,
mi ritrovo ad essere uomo pieno di pregi.
Non lo sapevo d’esser così di virtù adorno,
stanno scritte tutte su questo bianco marmo,
con lettere d’argento, sotto ad una croce
e sopra ad una prece, in bella mostra una
fotografia, lì c’è tutta la vita mia.
Sarà che sono morto ma non mi riconosco
in quella che reputo essere una grossa bugia.
Animo nobile, spirito illuminato, marito
fedele, padre adorato…
non è che avrete esagerato?
Sono stato quel che sono stato, non nego
che ho pure rubato e raggirato,
ma l’ho fatto con il potente, l’arrogante,
con coloro che fanno piangere la gente
e che della stessa non gliene frega niente.
Lasciatemi riposare sotto quest’albero fronzuto,
fate tacere quel prete che di me non sa nulla.
che di me s’è ricordato una volta l’anno,
quando per le porte, con la scusa della benedizione,
andava bussando e dentro la busta rimediava
i soldi per la sua congregazione.
Io sto bene qui da solo, tra un ladro
e due brave donne, tanto non c’è niente da rubare
e quando che verrà la notte a tutto penserò,
meno che a sollevar le gonne.
Di me ricordate solo quel che vi ho dato,
forse poco o quasi niente,
questo lo sa l’Onnipotente,
non lo sapete voi e neppure io.
Di sbagli, è vero, ne ho fatti tanti,
proprio per questo qui giace un uomo,
non l’ultimo dei santi.

Claudio Pompi

Un gesto naturale

Mi guardo dal di fuori come fossimo due persone

osservo la mia mano che si muove, la sua decisione

da fuori vedo chiaro, quel gesto non è vero

e sento che in quel movimento io non c’ero.

A volte mi soffermo e guardo il fumo di una sigaretta

la bocca resta aperta, forse troppo, poi si chiude in fretta

si vede chiaramente che cerco un’espressione

che distacco, che fatica questa mia finzione.

Cerco un gesto, un gesto naturale

per essere sicuro che questo corpo è mio

cerco un gesto, un gesto naturale

intero come il nostro Io.

E invece non so niente, sono a pezzi, non so più chi sono

capisco solo che continuamente io mi condiziono

devi essere come un uomo, come un santo, come un dio

per me ci sono sempre i come e non ci sono io.

Per tutte quelle cose buone che non ho ammazzato

chissà nella mia vita quante maschere ho costruito

queste maschere ormai sono una cosa mia

che dolore, che fatica buttarle via.

Cerco un gesto, un gesto naturale

per essere sicuro che questo corpo è mio

cerco un gesto, un gesto naturale

intero come il nostro Io.

Cerco un gesto, un gesto naturale

per essere sicuro che questo corpo è mio

cerco un gesto, un gesto naturale

intero come il nostro Io.

GIORGIO GABER E SANDRO LUPORINI


L’armadio

nelle scansie degli intenti
falliti
capi stanchi sulle grucce
appesi
ciondoloni o coi risvolti lisi
piangono rosari
e cristi mai risorti

lacrime e bestemmie -misura unica –
mi stringono la vita
e mia madre un nuovo santo
da pregare.

Io non ho santi né padroni
e ho smesso di contare i giorni
osservo le Tineidi sbrindellare stoffe
di cheratina ingorde
e allora faccio scorte di pensieri buoni
chè la fame non abbia
il brontolio di pancia a pezzi.

Beatrice Zanini