nelle scansie degli intenti
falliti
capi stanchi sulle grucce
appesi
ciondoloni o coi risvolti lisi
piangono rosari
e cristi mai risorti
lacrime e bestemmie -misura unica –
mi stringono la vita
e mia madre un nuovo santo
da pregare.
Io non ho santi né padroni
e ho smesso di contare i giorni
osservo le Tineidi sbrindellare stoffe
di cheratina ingorde
e allora faccio scorte di pensieri buoni
chè la fame non abbia
il brontolio di pancia a pezzi.
..io non ho santi nè padroni:eccoti sempre arguta nel dolore ,senza perder colpi a insegnarci la vita.Grazie Bea.Tinti
si può vivere senza santi nè padroni,essere liberi fino alla fine,ed essere esempio di dolore attraversato senza rancore.
ciao Dolce,ovunque sei…
maria
Beatrice, ancora una poesia che ferma la lettura e conduce a riflettere sul male che a volte la dura realtà sottopone proprio le persone migliori “lacrime e bestemmie…mi stringono la vita e mia madre un nuovo santo da pregare. Io …ho smesso di contare i giorni…” Giuseppe
quanto dolore…
io taccio Bambie, non lo perderò mai il tuo abbraccio tu lo sai…