Poesia
Tutti matematici
C’è il problema
della casa…
per i costi della spesa;
poi,
c’è quello della moglie
in disaccordo con i figli.
C’è il problema
del marito…
che fa i conti sulle dita,
e,
anche quello sanitario
per gli esborsi in onorari
C’è il problema
del lavoro…
e chissà quanti altri ancora
L’inversione degli addendi
non comporta cambiamenti,
con i dati da sommare…
e poco, o niente, da sottrarre
Non c’è equa proporzione
né probabile equazione,
per uscire dal dissesto
di cotante operazioni
Anche Lui non fu sottratto
dalla regola del conto
per risolvere il problema,
e sfamar la popolazione
fu costretto ad applicare…
la moltiplicazione
Uve di mare
SEA GRAPES
That sail which leans on light,
tired of islands,
a schooner beating up the Caribbean
for home, could be Odysseus,
home-bound on the Aegean;
that father and husband’s
longing, under gnarled sour grapes, is
like the adulterer hearing Nausicaa’s name
in every gull’s outcry.
This brings nobody peace. The ancient war
between obsession and responsibility
will never finish and has been the same
for the sea-wanderer or the one on shore
now wriggling on his sandals to walk home,
since Troy sighed its last flame,
and the blind giant’s boulder heaved the trough
from whose groundswell the great hexameters come
to the conclusions of exhausted surf.
The classics can console. But not enough.
§
Quella vela che s’appoggia alla luce,
stanca delle isole,
una goletta che percorre i Caraibi
verso casa, potrebbe essere Odisseo,
diretto a casa sull’Egeo;
quella brama di marito
e padre, sotto acini aspri e raggrinziti,
è come l’adultero che sente il nome di Nausicaa
in ogni grido di gabbiano.
Questo non porta pace a nessuno. L’antica guerra
fra ossessione e responsabilità
non finirà mai ed è stata la stessa
per il navigante o per chi è a terra
e ora calza i sandali per incamminarsi verso casa,
da che Troia emise la sua ultima fiamma,
e il masso del gigante cieco sollevò la marea
dalla cui onda lunga i grandi esametri arrivano
alle conclusioni della risacca esausta.
I classici consolano. Ma non abbastanza.
DEREK WALCOTT
Where have all the flowers gone?
Where have all the flowers gone,
Long time passing,
Where have all the flowers gone,
Long time ago,
Where have all the flowers gone,
Young girls picked them every one,
When will they ever learn,
When will they ever learn?
Where have all the young girls gone,
Long time passing,
Where have all the young girls gone,
Long time ago,
Where have all the young girls gone,
Gone to young men every one,
When will they ever learn,
When will they ever learn?
Where have all the young men gone,
Long time passing,
Where have all the young men gone,
Long time ago,
Where have all the young men gone,
They are all in uniform
When will they ever learn,
When will they ever learn?
Where have all the soldiers gone,
Long time passing,
Where have all the soldiers gone,
Long time ago,
Where have all the soldiers gone,
Gone to graveyards every one
When will they ever learn,
When will they ever learn?
Where have all the graveyards gone,
Long time passing,
Where have all the graveyards gone,
Long time ago,
Where have all the graveyards gone,
Covered with flowers every one
When will they ever learn,
When will they ever learn?
When will they ever learn?
§
Dove sono finiti tutti i fiori,
nel lungo tempo passato?
Dove sono finiti tutti i fiori,
tanto tempo fa?
Dove sono finiti tutti i fiori?
Li hanno presi tutti le ragazze!
Quando mai impareranno,
quando mai impareranno?
Dove sono finite tutte le giovani ragazze,
nel lungo tempo passato?
Dove sono finite tutte le giovani ragazze,
tanto tempo fa?
Dove sono finite tutte le giovani ragazze?
Hanno preso marito!
Quando mai impareranno,
quando mai impareranno?
Dove sono finiti tutti i giovani ragazzi,
nel lungo tempo passato?
Dove sono finiti tutti i giovani ragazzi,
tanto tempo fa?
Dove sono finiti tutti i giovani ragazzi?
Sono tutti in uniforme!
Quando mai noi impareremo,
quando mai noi impareremo?
E dove sono finiti tutti i soldati,
nel lungo tempo passato?
Dove sono finiti tutti i soldati,
tanto tempo fa?
Dove sono finiti tutti i soldati?
Tutti quanti dentro alle tombe!
Quando mai impareranno,
quando mai impareranno?
E dove sono finite tutte le tombe,
nel lungo tempo passato?
Dove sono finite tutte le tombe,
tanto tempo fa?
Dove sono finite tutte le tombe?
Sono ridiventate fiori!
Quando mai impareranno,
oh quando mai impareranno?
Dove sono finiti tutti i fiori,
nel lungo tempo passato?
Dove sono finiti tutti i fiori,
tanto tempo fa?
Dove sono finiti tutti i fiori?
Li hanno presi tutti le giovani ragazze!
Oh, quando mai impareranno,
oh, quando mai impareranno?
PETE SEEGER
Collage erotique
Rimembri amor, rimembri quanto caro mi fu questo colle che si diparte sopra la radura e la tua selva oscura or che vi entrai! Ormai se ci ripenso il sangue mi ribolle; oh natura, oh natura! Ancor ti vedo: molle e gattesca duettare su quel letto sparse le trecce sull’affannoso petto e il cor mi si spaura per il timore, ebbene sì lo ammetto di far brutta figura! Ma fosti dolce tu, cara creatura che da chiare, fresche, dolci acque eri nata. Al chiaror delle stelle mia adorata ti amai, della tua pelle ogni anfratto baciai fin quando dell’orgasmo tuo gioioso risuonaron le stanze e le vie intorno. Era il maggio odoroso così menando, un giorno soli eravamo e senza alcun sospetto e mentre ti dicevo: “Vieni, io aspetto” ti vidi alzare nel silenzio un dito dicesti un nome: “Merde! Mio marito!”
Venezia
Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare,
la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia, la vende ai turisti,
che cercano in mezzo alla gente l’ Europa o l’ Oriente,
che guardano alzarsi alla sera il fumo – o la rabbia – di Porto Marghera…
Stefania era bella, Stefania non stava mai male,
è morta di parto gridando in un letto sudato d’ un grande ospedale;
aveva vent’ anni, un marito, e l’ anello nel dito:
mi han detto confusi i parenti che quasi il respiro inciampava nei denti…
Venezia è un’ albergo, San Marco è senz’ altro anche il nome di una pizzeria,
la gondola costa, la gondola è solo un bel giro di giostra.
Stefania d’ estate giocava con me nelle vuote domeniche d’ ozio.
Mia madre parlava, sua madre vendeva Venezia in negozio.
Venezia è anche un sogno, di quelli che puoi comperare,
però non ti puoi risvegliare con l’ acqua alla gola, e un dolore a livello del mare:
il Doge ha cambiato di casa e per mille finestre
c’è solo il vagito di un bimbo che è nato, c’è solo la sirena di Mestre…
Stefania affondando, Stefania ha lasciato qualcosa:
Novella Duemila e una rosa sul suo comodino, Stefania ha lasciato un bambino.
Non so se ai parenti gli ha fatto davvero del male
vederla morire ammazzata, morire da sola, in un grande ospedale…
Venezia è un imbroglio che riempie la testa soltanto di fatalità:
del resto del mondo non sai più una sega, Venezia è la gente che se ne frega!
Stefania è un bambino, comprare o smerciare Venezia sarà il suo destino:
può darsi che un giorno saremo contenti di esserne solo lontani parenti…
FRANCESCO GUCCINI