Il parto che inizia il cammino
passando attraverso
la cruna del tunnel
si accende di lune
riflessi
di lotte coi sassi
fino al mare
dove si svolge il filo,
rifluisce
prima di sboccare
in delta di memorie
le correnti ammansite dal ristagno
seguono i battiti dell’orologio
col cuore vulnerabile,
il delirio non ride
a spettatori che applaudivano
ed acque di fanghiglia
della micidiale indifferenza
emergono dal fondo.
Chi ha coltivato fiori
oltre recinto
campagne fiorite rincorre
la sponda nebbiosa vede il sole
non bolle di rancore senza onda
Proiezioni
Parto di luce
Parto di luce occhi che all’inizio non vedono che ombre e guizzi informi soffi innocenti spruzzi di cielo sabbia incolore abbracci scomposti orli difformi bianche nuvole raggruppate in truppe di sogni purissimi cambia la scena nuovi itinerari fascino dell’altrove mentre la vita gira film in bianco e nero quando il vento sfuma i colori rimane sospeso l’approdo danza la pupilla del sole torna nell’eco dei ricordi il dolore della notte a tenere desto il faro lontano rosseggia il tramonto ha il sorriso dell’ignoto mentre il fato spoglia la corolla a tempo di minuetto accelerato.
La strada dell’odio
Nel fondo del giorno più basso
culmina il polo opposto
dell’amore…
l’impatto delle torri gemelle
attesta la presenza
di un demone
che regge sulle spalle
vili specialisti di parole,
nei ritagli fra colpe e coltelli
fratelli sfogliando le mani
hanno aperto una strada asfaltata
dell’odio:
chilometri di orrori,
chilometri di pianto…
la zolla stringe i denti
dall’ombrofilo trebbio trapassata,
esplode il parto,
spazza gli argini urlando,
percorre la strada dell’odio
fino a perdita d’occhio.
Venezia
Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare,
la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia, la vende ai turisti,
che cercano in mezzo alla gente l’ Europa o l’ Oriente,
che guardano alzarsi alla sera il fumo – o la rabbia – di Porto Marghera…
Stefania era bella, Stefania non stava mai male,
è morta di parto gridando in un letto sudato d’ un grande ospedale;
aveva vent’ anni, un marito, e l’ anello nel dito:
mi han detto confusi i parenti che quasi il respiro inciampava nei denti…
Venezia è un’ albergo, San Marco è senz’ altro anche il nome di una pizzeria,
la gondola costa, la gondola è solo un bel giro di giostra.
Stefania d’ estate giocava con me nelle vuote domeniche d’ ozio.
Mia madre parlava, sua madre vendeva Venezia in negozio.
Venezia è anche un sogno, di quelli che puoi comperare,
però non ti puoi risvegliare con l’ acqua alla gola, e un dolore a livello del mare:
il Doge ha cambiato di casa e per mille finestre
c’è solo il vagito di un bimbo che è nato, c’è solo la sirena di Mestre…
Stefania affondando, Stefania ha lasciato qualcosa:
Novella Duemila e una rosa sul suo comodino, Stefania ha lasciato un bambino.
Non so se ai parenti gli ha fatto davvero del male
vederla morire ammazzata, morire da sola, in un grande ospedale…
Venezia è un imbroglio che riempie la testa soltanto di fatalità:
del resto del mondo non sai più una sega, Venezia è la gente che se ne frega!
Stefania è un bambino, comprare o smerciare Venezia sarà il suo destino:
può darsi che un giorno saremo contenti di esserne solo lontani parenti…
FRANCESCO GUCCINI
La collina
L’Aquila, un anno fa
THE HILL
Where are Elmer, Herman, Bert, Tom and Charley,
The weak of will, the strong of arm, the clown, the boozer, the fighter?
All, all are sleeping on the hill.
One passed in a fewer,
One was burned in a mine,
One died in a jail,
One fell from a bridge toiling for children and wife –
All, all are sleeping, sleeping, sleeping on the hill.
Where are Ella, Kate, Mag, Lizzie and Edith,
The tender heart, the simple soul, the loud, the proud, the happy one?
All, all are sleeping on the hill.
One died in shameful child-birth,
One of a thwarted love,
One at the hands of a brute in a brothel,
One of a broken pride, in the search for heart’s desire,
One after life in a far-away London and Paris
Was brought to her little space by Ella and Kate and Mag –
All, all are sleeping, sleeping, sleeping on the hill.
Where are Uncles Isaac and Aunt Emily,
And old Towny Kincaid and Sevigne Houghton,
And Major Walked who had talked
With venerable men of the revolution? –
All, all are sleeping on the hill.
They brought them dead sons from the war,
And daughters whom life had crushed,
And their children fatherless, crying –
All, all are sleeping, sleeping, sleeping on the hill.
Where is Old Fiddler Jones
Who played with life all his ninety years,
Braving the sleet with bared breast,
Drinking rioting, thinking neither of wife nor kin,
Nor gold, nor love, nor heaven?
Lo! he babbles of the fish-frys of long ago,
Of the horse races of long ago at Clary’s Grove,
Of what Abe Lincoln said
One time at Springfield.
§
Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,
L’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso?
Tutti, tutti dormono sulla collina.
Uno trapassò in una febbre,
Uno fu arso nella miniera,
Uno fu ucciso in una rissa,
Uno morì in prigione,
Uno cadde da un ponte lavorando per i suoi cari –
Tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono Ella, Kate, Mag, Edith e Lizzie,
La tenera, la semplice, la vociona, l’orgogliosa, la felice?
Tutte, tutte, dormono sulla collina.
Una morì di un parto illecito,
Una di amore contrastato,
Una sotto le mani di un bruto in un bordello,
Una di orgoglio spezzato, mentre anelava al suo ideale,
Una inseguendo la vita lontano, in Londra e Parigi,
Ma fu riportata nel piccolo spazio con Ella, con Kate, con Mag –
Tutte, tutte dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono zio Isaac e la zia Emily,
E il vecchio Towny Kincaid e Sevigne Houghton,
E il maggiore Walker che aveva conosciuto
Uomini venerabili della Rivoluzione?
Tutti, tutti dormono sulla collina.
Li riportarono, figlioli morti, dalla guerra,
E figlie infrante dalla vita,
E i loro bimbi orfani, piangenti –
Tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dov’è quel vecchio suonatore Jones
Che giocò con la vita per tutti i novant’anni,
Fronteggiando il nevischio a petto nudo,
Bevendo, facendo chiasso, non pensando né a moglie né a parenti,
Non al denaro, non all’amore, né al cielo?
Eccolo! Ciancia delle fritture di tanti anni fa,
Delle corse di tanti anni fa nel Boschetto di Clary,
Di ciò che Abe Lincoln
Disse una volta a Springfield.
EDGAR LEE MASTERS