Amore dopo amore

LOVE AFTER LOVE

The time will come
when, with elation
you will greet yourself arriving
at your own door, in your own mirror
and each will smile at the other’s welcome,

and say, sit here. Eat.
You will love again the stranger who was your self.
Give wine. Give bread. Give back your heart
to itself, to the stranger who has loved you

all your life, whom you ignored
for another, who knows you by heart.
Take down the love letters from the bookshelf,

the photographs, the desperate notes,
peel your own image from the mirror.
Sit. Feast on your life.

§

Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,

e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato

per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,

le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.

DEREK WALCOTT

Published in: on ottobre 25, 2015 at 07:45  Comments (2)  

Oggi

Dissimile quel tanto ad un sorriso

oggi ci provo a scrivere del nulla.

Quel piallare nella mente ogni sentire,

desco senza sedie, colmo d’illusioni.

 

Viaggi percorsi da lemmi sfiniti

virgole infinite sempre trovano lite

per dare una tregua manca un punto

a rincorrere continuo il mio respiro.

Infinito, che non riposa nella notte

e alla luce del giorno si contorce solo.

 

Tra miasmi d’ombre antropomorfe,

dietro l’angolo

mi ha incrociato uno splendido sorriso.

Ho risposto…

 

Mondo boia!

Mi ha scambiato per un altro.

Non importa

ho sorriso anch’io e, per oggi

il nulla

può aspettare anche domani.

 

Giampietro Calotti C.

Published in: on ottobre 25, 2015 at 07:02  Comments (7)  

Di novella si novella

La trovai su bancarella era sola e rottamella

la comprai per poche lire, ora vale le mie mire.

Una scatola di legno, con la corda per sostegno

nell’aprirla un ectoplasma si parò innanzi a me

e parlando in modo strano prese forma piano piano.

-Io mi chiamo Calandrino detto anche sor Pierino

Giovinnozzo è il mio casato, fui pittore e scalpellino.

La mia fama è rinomata da novelle Boccaccesche

che l’autore di sua grazia ci creò nelle sue tresche

infilando tra le scene anco altri due pittor, Sor

Brunaccio e Buffalmacco, gl’ho legati dentr’al sacco

e quella pietra tutta nera ora è propriamente vera.

Anco la morte ho pur gabbato che mi sono elitropiato;

ma per te che m’hai trovato farti dono sono obbligato

sei vuoi essere beato basta solo che tu scegli

tra ricchezza e libertà, agiatezza e povertà.-

Mi sembrava ancor più pazzo di quell’altro Giovinazzo

e bastò quel mio pensiero a svampirlo come un razzo.

L’ectoplasma se ne andò ma rimase quel suo miasma

un odore zolferino, quasi fosse apparso luciferino.

Aprii ben bene il finestrone per dar aria al camerone

ma la scatola ancor tengo a ricordo di quel ramengo

e la storia novellata giunga a voi……… elitropiata.

Il Passero

Published in: on ottobre 25, 2015 at 06:54  Comments (6)  

L’io è un noi scompagnato

in prima persona
è come imbattersi in se stessi
nelle proprie rovine
e non si fa poesia se non si è universali
con titoli accademici
conoscenza di fatti e gesti anonimi

non io (non ho trovato un soggettivo adatto)
nemmeno un eteronimo
e ho dovuto propendere per io
che se pure pensato come un tu
non ha cittadinanza letteraria
a fronte d’alti versi accreditati
i miei sono invisibili
anarchie da salotto

non avrei mai pensato di pensarmi
in questa identità nominativa
notificarmi quasi di nascosto
distanziarmi dai versi come un ladro
dei miei stessi vestiti

e vado ancora a piedi nelle stanze
_le rime sono facili_ ma ritornando a me
scrivo di quel che so
di quanto si presenta involontario
e senza darsi veramente peso
ha pure un nome

Cristina Bove

Published in: on ottobre 25, 2015 at 06:52  Comments (1)  

Stanche stelle

 .
Sotto stanche stelle sperdute,
splendono solitari sentieri
Sorpresa, seguo suadenti sospiri
su strade sdrucciolevoli,
sorvolo su sogni spazi stregati
scoprendo silenzi sottovuoto.
Sotto salici spogli smarrisco 
spinose speranze, 
sordi sorrisi sofferenti. 
.
Patrizia Mezzogori
Published in: on ottobre 25, 2015 at 06:00  Comments (4)