Sandro Giovane Holden

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Era nell’aria, ho il piacere di annunciarvi un altro successo del nostro Sandro Orlandi! Il suo romanzo “Azrael” ha conseguito il terzo premio assoluto alla IX^ edizione del Premio Letterario Giovane Holden, prestigioso concorso organizzato dalla Giovane Holden Edizioni di Viareggio, in collaborazione con l’Associazione Culturale “I soliti ignoti” e il patrocinio della Provincia di Lucca. La premiazione si è svolta il 26 settembre scorso nella Sala Ademollo della Provincia di Lucca (Palazzo Ducale), al cospetto di una giuria competente e qualificata che ha riconosciuto le grandi doti di narratore del caro Sandro. A lui va il nostro plauso e il nostro augurio di continuare nel suo percorso artistico fino a raggiungere le vette di notorietà che indubbiamente merita!

Il Cantiere

Published in: on ottobre 6, 2015 at 18:25  Comments (9)  

E’ per il rosso

congelato del tuo cuore
che piango questi umili versi.
e chinandomi sull’asfalto
raccolgo le ultime ceneri di stelle.
eppure giaccio serena
sopra un letto disfatto,
ammirando un sublime capolavoro:
il sigillo del mio fiore
sulla tua bocca.

Michela Turchi

Published in: on ottobre 6, 2015 at 07:24  Comments (4)  

Discorso

A Jacopo da Lentini

 

Cielo d’affresco

già armonico

un traino bianco;

sfera statica

già magnifica

attrae – a sé – il mondo;

in ogni modo

fonde – a sé – il creato.

Lancia gli angeli

nei cuori dei soli

con pugni d’ali;

stanno sui tetti

così costretti 

dalla – tua – miseria;

la voce seria

fonde – a sé – il creato.

Unica guida

questa tua strada

ama la preda;

è la sapienza

nell’essenza

rafforza i colori;

con dei valori

fonde – a sé – il creato.

 

Giancarlo Giudice

Published in: on ottobre 6, 2015 at 07:16  Comments (1)  

Il coraggio di veder chi sei

Coraggio

.

In un correre confuso

sol codici scomposti dalla vita,

tanti da misconoscere me stesso,

‘sì nel tremor d’un pianto,

col capo chino e le ali ripiegate,

nel profondo dell’anima mi persi.

Sconvolta frenesia divenne volo

per non cadere nell’eterno,

dove in bianchi occhi sgomenti

si rispecchiarono le paure

di un essere che non ero.

In quel rovescio mondo

il cercare me stesso  

fu accoglienza di mille afflizioni,

nel supremo terrore fu coraggio

e follia nel supplizio

che mille volte snaturò il mio volto…

finchè lassù nella luce

si frantumò la maschera

e fu ritorno.

.

Alberto Baroni

Published in: on ottobre 6, 2015 at 07:12  Comments (7)  

Ti bacerei

TE BESARE’

Te besaré en la punta de las pestañas y en los pezones,
te turbulentamente besaré, mi vergonzosa,
en esos muslos de individua blanca,
tocara esos pies para otro vuelo más aire
que ese aire felino de tu fragancia,
te dijera española mía, francesa mía, inglesa, ragazza, nórdica boreal,
espuma de la diáspora del Génesis.
¿Qué más te dijera por dentro?
¿Griega, mi egipcia, romana por el mármol?
¿Fenicia, cartaginesa, o loca,
Locamente andaluza en el arco de morir
con todos los pétalos abiertos,
tensa la cítara de Dios,
en la danza del fornicio?
Te oyera aullar, te fuera mordiendo hasta las últimas amapolas,
mi posesa, te todavía enloqueciera allí,
en el frescor ciego,
te nadara en la inmensidad insaciable de la lascivia,
riera frenético el frenesí con tus dientes,
me arrebatara el opio de tu piel hasta lo ebúrneo de otra pureza,
oyera cantar las esferas estallantes como pitágoras,
te lamiera,
te olfateara como el león a su leona,
para el sol, fálicamente mía, ¡te amara!

§

Ti bacerei sulla punta delle ciglia e sui capezzoli,
ti bacerei turbolentemente, timidona mia,
in quei muscoli di individua candida,
toccherei quei piedi per un altro volo e più aria
che quest’aria felina della tua fragranza,
ti chiamerei spagnola mia, francese mia, inglese, ragazza, nordica boreale,
spuma della diaspora della Genesi.
Cos’altro ti direi da dentro?
Greca, mia egiziana, romana per il marmo?
Fenicia, cartaginese, o pazza,
pazzamente andalusa nell’arco di morire
con tutti i petali aperti
tesa la cetra di Dio,
nella danza della fornicazione?
Ti sentirei guaìre, ti andrei mordendo fino agli ultimi papaveri,
mia posseduta, ancora ti farei impazzire là,
nella freschezza cieca,
ti nuoterei nell’immensità insaziabile della lussuria
riderei frenetico la frenesia coi tuoi denti,
mi porterei via l’oppio della tua pelle fino all’eburneo di un’altra purezza,
sentirei cantare le sfere esplodenti come Pitagora,
ti leccherei,
ti annuserei come il leone la sua leonessa,
per il sole, fallicamente mia, ti amerei!

GONZALO ROJAS PIZARRO

Published in: on ottobre 6, 2015 at 07:10  Comments (2)  

Un vecchio paesaggio

Riprendo la vecchia strada,
rivedo le case disordinate
di un mondo con le porte di essenza
ed io …. mai più la stessa.
Rivedo il ciglio sempre uguale
dalle zolle assetate
e tutta quella gente dalla lenta andatura
che andava ripetendo con gesti colorati
lezioni di vita.
Ed io ….. così diversa.
La solita fermata,
quasi monumento di questo paesaggio,
messa lì ad indicare un’andata o un ritorno
verso il mistero della vita che passa.
Eppure in alto la stessa luna,
la stessa…. quella di tanti anni fa
sale per l’arco del cielo.
Con atto fiero e muto
fa dileguare ogni ragione, ogni farsa.

Maria Rosaria Rozera

Published in: on ottobre 6, 2015 at 06:53  Comments (2)