Ancor la rima

Ho la rima nel sangue.
Con la rima divengo un purosangue.
Ringiovanisco, sono come prima.
Perché siete anche voi contro la rima?
È lei che mi sostiene,
è lei che mi mantiene,
è a lei che voglio bene
è da lei che s’attende arguzia e stima.
Perché siete anche voi contro la rima?
È così intelligente,
è così intraprendente
è così sorprendente
è così divertente… e non è niente.
Perché siete anche voi contro la rima?
(Lo so, lo so da prima,
ch’io non merito allori né percosse:
la rima è la mia tosse.)
Letto stanotte, insonne,
un canto di pastor ch’erra nell’Asia
dopo il Sabato e il Passero,
dopo Consalvo e Aspasia,
riapprodando a care
recanatesi sponde.
E nel silenzio era tutto un cantare.
Ma ciò che in me cantava, e ancora canta,
era la rima in ale,
era fatale, cale, frale, male,
immortale, mortale
nel ritmo d’una notte quasi santa.
In fin di strofe, ale, ale,
è funesto a chi nasce il dì natale.

La rima è la mia tosse? E si ribella!
Ché se un perfetto gioco di parole
che s’immalinconiscono nel sole
oggi non ha per sé che disistima,
poeta senza rima
non è poeta vero, a volte, o spesso,
la rima è tutto come per me… adesso.

MARINO MORETTI

Published in: on ottobre 24, 2015 at 07:40  Comments (3)  

Un saliscendi di speranze si affida

a quell’arco di nuvole.
La valle mi accoglie
nell’utero.
Vorrei perdere il controllo
e ritrovarmi
nella pancia del mondo:
libero finalmente
dal peso del vuoto.

Simone Magli

Published in: on ottobre 24, 2015 at 07:19  Comments (4)  

Terra mia senese

Terra senese

.

Dorata e calda è mia terra natia

ove rincorronsi in dolci declivi

filari di viti e argentei ulivi                              

fra luci e ombre in campagna solatia.

 

Dritti cipressi, del ciel poesia,

fra torri di San Giminiano divi,

giocan fra tremuli olmi e picciol rivi

con nuvole che il vento porta via.

 

Vetusta terra d’antiche contrade,  

tu d’ostinata fiera gente affine,

come florida amante chiedi amore

 

ogni ora del dì, fin che il sol non muore,

per poi donare a mani contadine

gioiosi frutti a rallegrar lor strade.

 

Alberto Baroni

Published in: on ottobre 24, 2015 at 07:17  Comments (9)  

I tuoi piedi subaffittati

le tue corone sdolcite dai cani
le pagine dei tuoi occhi
segnate da troppi passanti
e l’autunno serio come una fiammella
i tuoi baci
disgiunti
disuniti
disancorati

merda! Era droga non era mirra!!!!!

Triangoli d’acqua ti accarezzano la guancia
scivola dalla bocca
una stella di metallo
densa come il miele…

erano navigatori astrali balbuzienti ballerini
Le vele! Le vele! Le vele!

Massimo Pastore

Published in: on ottobre 24, 2015 at 07:11  Comments (2)  

Abitavo al “Purgatorio”

Il sole che ora scioglie le nevi
è lo stesso che mi riscaldava
quando correvo e saltavo
tra le aiuole ai piedi dei casermoni di periferia.
Quella vecchia periferia aveva nome “Purgatorio”
ed io, incurante del profetico nome
pettinavo bambole di porcellana
Tra un addio e l’altro
è scesa la sera sul mio viso,
tra un inganno e l’altro si scioglie la neve,
sotto la sua coltre germinano i ricordi
e, come unica eredità, assaporo l’essenza delle radici
della Terra del Sud,
dove la morte può avere bare di seconda mano.
E, come le rondini tornano puntuali
in nuova primavera,
così torna memoria di quel Purgatorio
abbandonato troppo in fretta,
nella precarietà dell’esistenza.

Maria Rosaria Rozera

Published in: on ottobre 24, 2015 at 07:08  Comments (3)