I fiori mi dicono addio

I fiori mi dicono addio,

Scrollando in giù le corolle,

Perch’io mai più rivedrò

Il suo volto e il paese natio.

Non importa, mia cara, non importa!

Li ho visti ed ho visto la terra,

E accolgo questo brivido tombale

Come se fosse una nuova carezza.

E poiché penetrai l’intera vita

Passandole dinanzi sorridendo,

Mi dico ad ogni istante

Che a questo mondo tutto si ripete.

Verrà un altro, e che importa! La tristezza

Non cancella chi parte: per la donna

Abbandonata e cara comporrà

Il successore un canto ancor più bello.

E nel silenzio ascoltandolo

Dal nuovo amante l’amata,

Di me può darsi si ricorderà

Come di un fiore che non si ripete.

SERGEJ ALEKSANDROVIČ ESENIN

Le tue, le mie

Come farfalle scarne, ma fluttuanti
a riempire di gesti la cucina
a dare cose buone
sempre soltanto cose,
avare di carezze!
Con questo indaffararsi senza posa
nutrivano l’amore
donavano certezze
in un linguaggio di mute parole.

Ora le guardo
mentre come allora
sbattono uova nel cerchio di farina
ritmici tocchi plasmano l’impasto
quasi danzando
rotola e srotola a farlo sottile.
Gli stessi gesti
stesse farfalle scarne
solcate da un reticolo bluastro,
le tue mani, le mie
lo stesso modo di donare amore.

Viviana Santandrea

VALE LA PENA


Anche se una giornata può essere a i nostri occhi banale vale pure la pena di viverla per gli altri.

Pierluigi Ciolini

Published in: on gennaio 6, 2011 at 07:16  Comments (4)  

Mi viene incontro

la luce stamani,
a passo di danza
s’ infila tra le coperte
si muove
tra i fianchi ,i seni
il collo.
Ha una coppa di cristallo
nelle mani di vento
colma di granelli
d’ oro e porpora
e lo versa sulla stanza
sui vestiti piegati
con cura
sulle tende azzurre
sui cigli
ancor sognanti
mentre fuori dalla finestra
un ala scandisce
il tempo della mimose.

Anileda Xeka

Published in: on gennaio 6, 2011 at 07:10  Comments (4)  
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Guarire di poesia


Decisi un dì di cessar le pugna
lasciare che il destin vincesse
abbandonare il campo
e rintanarmi là, nel mio malessere.
Giornate buie, notti senza fine
fisso il pensiero ad un perché irrisolto
e quel cuore pazzo e fiero
che insisteva a  battere per lui
o non voleva battere davvero.
Era finito così quel sentimento
che combattei perché mai nascesse.
Diventato poi forte e vitale
capii che solo in me era sincero.
Il dolore affievolì il volere
forse chissà volevo sol morire.
E tale era quel desiderio subdolo
che mi impediva talor di respirare.
Mi allontanai da ciò che non capivo
riafferrai il timone della vita
guarii da questa “malattia”
aprendo il cuore alla poesia.

Elide Colombo

Stati d’animo

Scalda l’amor come incendio infocato,
nulla è più eterno dell’aver amato.

La solitudine la bocca cuce,
prende per mano e lontano conduce.

Malinconia, frignona, struggente,
piange i ricordi ed ignora la gente.

Gioia negli occhi, gioia dentro, intorno.
Due fila di denti ridono al giorno.

Vuoto esteso ovunque, dappertutto,
negli occhi serrati lo sguardo a lutto.

Rabbia che irrompe con furia s’accende,
fuoco che brucia, che avvampa e offende.

Pace che plana, a larghi giri, lenta,
che tutto avvolge come una placenta.

L’odio corrode consuma atterrisce,
l’odio devasta offende ferisce.

L’indifferenza gela la parola
tacitamente come un groppo in gola.

E l’inquietudine, sai come morde?
Mormora invano a mille voci sorde.

Silvano Conti