Montagne dai piedi soffusi
e capelli imbiancati
incorniciano il quadro
violetto azzurrino
della vigna sfiancata
sgravata dal peso.
Vigna d’autunno
Cara Lili
HOLDE LILI, WARST SO LANG
Holde Lili, warst so lang
All mein Lust und all mein Sang;
Bist, ach, nun mein Schmerz, und doch
All mein Sang bist du noch.
§
Cara Lili, sei stata a lungo
tutta la gioia, tutto il mio canto;
adesso, ahimè, sei tutto il mio dolore, eppure
sei tutto il mio canto ancora.
JOHANN WOLFGANG VON GOETHE
Al sole d’estate
Senza quasi toccare andavano i piedi ruzzolando quasi, per la discesa, sassosa e sconnessa discesa rugosa pei rivoli d’acqua di pioggia recente, ormai disseccata dal sole d’estate. –
Scendevo, e saliva, il monte, sul fianco, tutto coperto dai verdi sfumati ora cupi, ora chiari, cangianti e leggeri della sua chioma lanosa e vivace, senza riparo dal sole d’estate. –
C’è l’ultima casa, e poco più in basso il ponticello di ferro sul fosso. I tronchi si vedono, ora, chiomati, in mezzo agli arbusti, per questo sentiero ch’è più polveroso, al sole d’estate. – Ecco il ruscello che scorre festoso, gorgoglia, e qui cade formando una vasca di puro cristallo e riprende la scesa, e qua e là…quasi sembra brillare, che vi si specchia il bel sole d’estate. – Ora nell’acqua un po’ fredda, e sui sassi vanno stentando i miei piedi, inadatti. C’è un “flop” ed un altro, di tuffi improvvisi di raganelle appiattite sui massi a prendere il sole, caldo, d’estate. – E su quella vasca di puro cristallo adagio, adagio, vincendo il contrasto, tra un pesce che guizza, e una rana affacciata, entro e son pesce pure io, abbracciato da mamma natura, e dal sole d’estate.
Mattinale
Pregare ogni mattina poi fare opera buona e andare a lavorare oppure a studiare son queste le mansioni dei poveri coglioni che dicon sempre sì! –
“Ma è buona educazione!” ti sbotta qui il saccente che detto fra parentesi è anche un maldicente. –
Avanti pur di lena … qui lascio a chi può averne voglia di continuare più degnamente di me che ho scritto il pezzo introduttivo mentr’ero assai giulivo!
Sandro Sermenghi
Milano
Come uno stecco brinato è stato il viaggio.
Un duro risentire
di fiato ormai perduto.
Ma bella m’è sembrata Milano, sul finire.
Tolti i vestiti a festa, e le giovani bugie.
Ho visto su un laghetto formarsi un cielo bruno
la noia di chi pesca l’estate, ed ora impara
le sue distanze brevi e profonde.
Un’altra vita
di orti, e di infermiere attempate,
domicili, con pigne sulle porte
e le luminarie antiche.
Ho visto due parlare con solo una scialletta,
gettare bucce via da un balcone.
Fare i segni, all’ora che campane ci chiamano.
Milano. Anch’essa vecchierella e bambina
anch’essa molle.
Milano che ci muore la gente se fa freddo
che miete grano in Russia e lo scambia in Piazza Affari.
Milano che ha bandiere in soffitta
un poco umana.