Assiso su una stella

Quanto lavoro oggi
signora dal nero mantello
giungi mai banale
silenziosa afferri
l’anima e la conduci
nello spazio siderale
dove complice degli astri
il tuo nuovo ospite
s’immergeva.
Ora assiso su una stella
con gesto misurato
e voce coinvolgente
disegna nell’aria
parole e pensieri
così … semplicemente
E tu signora abbine cura
come ne ebbe
nello spazio terrestre
mentre  la sera scende
sul nuovo ospite
e il sole arrossa l’orizzonte

Marcello Plavier

alla cara Tinti in memoria di Tino

Published in: on gennaio 20, 2011 at 21:50  Comments (4)  
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PER TINO

Oggi è una giornata di dolore e tristezza, e noi ci sentiamo vicini alla nostra carissima Tinti, colpita dalla grave perdita del suo Tino. Nell’abbracciarla con tutto il nostro affetto, insieme ai figli ed alle nipotine, noi tutti del Cantiere vogliamo dedicarle un pensiero, e lo facciamo usando il linguaggio che ci è più caro, quello della poesia.  Non si tratta di un brano famoso, è una poesia trovata per caso sulla rete cercando dei versi ispirati alle stelle, all’astronomia, la grande passione di  Tino. Te la offriamo con il cuore e la nostra amicizia, cara Tinti, e ci stringiamo forte a te in questa  difficile ora.

Il Cantiere

§

L’uomo che amava le stelle

C’era una volta un uomo così sognatore
che aveva trascorso gli anni, i mesi, le ore
insomma ogni istante, ogni secondo
non a vivere le cose del mondo,
ma solamente a contare le stelle
lontanissime, splendenti e belle
e poi le annotava su un quaderno voluminoso
senza concedersi mai un po’ di riposo.
Ce n’erano a cinque punte, a sei, a sette …
(erano tutte comunque perfette)
e ce n’era qualcuna così piccolina
da non avere neanche una sola puntina.
Luccicavano tremule nel firmamento
e solo guardandole lui era contento:
nessun’altra cosa gli stava a cuore
nè gli procurava gioia o dolore.
Per poterle osservare con più precisione
si era fatto costruire un alto torrione
(e così in alto arrivava
che le nuvole oltrepassava).
Quella scala di corsa saliva …
Giorno per giorno la vita fuggiva
e lui sempre lì, a contemplare le stelle
che sfavillavano irraggiungibili e belle:
gli sembravano quasi dei fiori
d’argento e d’oro, non di altri colori,
sbocciati in un prato blu come il mare …
ma non li poteva cogliere e nemmeno annusare.
Al principio arrivava in men che non si dica
in cima e gli pareva lieve la sua fatica,
ma ora era fragile e tutto bianco
e ad ogni gradino sempre più stanco,
però seguitava ancora a contare le stelle
luminose, gelide e belle.
Le guardava brillare nel cielo nero
e del loro incantesimo era prigioniero,
ma un giorno alla fine si arrese,
dall’evidenza sconfitto e comprese
che il tempo non gli sarebbe bastato
a completare ciò che aveva iniziato:
non sarebbe riuscito a contare tutte le stelle,
che scintillavano insensibili e belle,
anche se, tra le più grandi e le più piccoline,
gliene mancavano solo poche dozzine,
perché i suoi occhi si erano spenti
e più non distingueva le stelle lucenti.
Ora poteva solo immaginarle
e col rimpianto nel cuore sognarle.
Sentì che se ne andava ormai la sua vita
e prima che fosse del tutto finita
con un filo di voce, accorata e sincera,
rivolse al Cielo una preghiera.
E adesso è il custode di quell’azzurro giardino
e finalmente è così vicino
a quei fiori d’oro che non serve annaffiare
che, non solo li vede, ma li può toccare.

Stardust

(da “Poesia e un po’di noi”   http://poesiaeunpodinoi.blog.dada.net/)

Published in: on gennaio 20, 2011 at 19:37  Comments (17)  

Rinascere?

Se potessi
nascere di nuovo
aspetterei
di saper per certo
che certi ceffi
con muso a sorriso
e le mani dentro l’altro
siano spariti e
più non si riproducano
che il vento e le nuvole
il grano e i papaveri
le oche e i passeri
ci siano ancora
che la polvere spessa
e il puzzo di marcio
siano stati spazzati
da una giovane tramontana
e che i bambini
giochino in strada
o in piane di luce
colorati di sangue
rosso nero giallo e verde
e che la luna e e stelle
mi guardino di nuovo
d’amore materno
indicando la via..
Non più occhi
senza domani
o sguardo cupo di
belva
via dolore assurdo
d’impotenza.

Ritorno di fantasia
contro il nulla.

Altrimenti non torno
neanche sotto forma
di lucciola.

Tinti Baldini

Sì, sì, così, l’aurora sul mare

Sì, sì, così, l’aurora sul mare
3 ombre corrosive contro
l’ALBA
i venti via via lavorando impastando il mare cosi muscoli e
sangue per l’Aurora
EST luce gialla sghimbescia
Poi
un verde diaccio
slittante

POI
lO NORD un rosso strafottente
rumore duro vitreo
Poi un grigio stupefatto
Le nuvole rosee sono delizie lontane
fanfare di carminio scoppi di scarlatto
fievole no grigio tamtam di azzurro
No Si
NO
Si si si siSi
SI
giallo reboante
Meraviglia dei grigi
Tutte le perle dicono si
Ragionamenti persuasivi verdazzurri delle rade
adescanti ..

Lastroni lisci violacei del mare tremano di entu-
siasmo
Un raggio rimbalza di roccia in roccia
La meraviglia si mette a ridere nelle vene del mare
Rischio di una nuvola blu a perpendicolo sul
mio capo
Tutti i prismatismi aguzzi delle onde impazziscono
Calamitazioni di rossi
no
no
no

SI
si
si
altalena soffice
dei chiaroscuri
Puramente
Riposo allargo
penombra insoddisfatta
Una vela accesa
scollina all’orizzonte che trema

ROMBO D’ORO
risucchio di tre ombre in quella rada mangiata dal Sole
bocca denti sanguigni bave lunghe d’oro che beve il mare
e addenta rocce

Si semplicemente
si
elasticamente
pacatamente
cosi
ancora
ANCORA
ANCORA
MEGLIO COSI’

FILIPPO TOMMASO MARINETTI

E tu


Che fai ?
quando non ci sono
Presto ti alzi
e ti lavi i pensieri
senza asciugarti la notte
O con mani smeriglio apri
la porta al destino
Eppure mi senti
quando cammini
sono tra il passo passato
e quello futuro
Io sono ancora catena
e tu non mi sciogli

Pierluigi Ciolini

Published in: on gennaio 20, 2011 at 07:33  Comments (2)  
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Non credo più all’Apocalisse


Domani il sole sorgerà di nuovo,
darà conferma del sentirmi vivo,
diffonderà la luce tra le pieghe
di un’anima da esplorare ancora.

Ecco perché di me non ho paura,
di certe debolezze ingannatrici,
delle sconfitte che pure io vivo
se in malo modo tutto si oscura.
No, non credo più all’Apocalisse,
al suo incedere così spettrale
che poi così spettrale non mi appare
rispetto a quando e come già la vidi.
Basterebbe, e proprio non ne ho voglia,
rispegnere i tramonti non vissuti
per via di vespri che si son venduti
a sere dal pronostico suadente;
per via di quelle sere insolenti,
prostrate a notti cariche di vuoti
per caldeggiare anticipi di ombre
che toniche farcivano all’istante
l’ultimo arco manifesto in cielo,
l’azzurro eroico del mare offeso
dove la vela tutta mi spariva
e stolto ormai l’occhio insisteva.
Sentivo, dentro, uno sgretolio
e per la prima volta m’accorgevo
di come l’anima si può toccare,
di sue schegge nella pazza via.
No, non credo più all’Apocalisse…
al suo incedere così spettrale
che poi così spettrale non mi appare
rispetto a quando e come già la vidi.

Aurelio Zucchi

Amore e destino

“L’amore è libero, non è sottomesso mai al destino”

GUILLAUME APOLLINAIRE

Published in: on gennaio 20, 2011 at 07:11  Comments (1)  
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Funerale

Minuti pesanti
lacrime di marmo
profumo di fiori
in un giorno di pioggia.
Una croce s’innalza
un sacrocuore si spegne.
Lei non c’è più
ovunque sia ora
non è più qui.
Notte di pioggia
di freddo
Natale che arriva.
Non c’è più spazio
per parole inutili
è nel silenzio che tutto sta scritto.
Amore e dolore
rimpianto e ricordo
sorrisi e lacrime
in un pozzo profondo.
Pioggia che bagna
giorno di morte
si prega una croce
si accende una luce.
Tempo pesante
minuti di pianto
rintocchi di un’ora
che segna una fine
e una vita diversa.

Sandro Orlandi