Mi manchi

Quando mi manchi è molesto anche l’aprile
il taglia erbe che mi profana
il gatto bianco, venuto a mangiucchiarmi le scarpe
perché è cieco.
E crede nella gioia degli umili, dei santi,
di quelli che se dormono soli non fa niente.
E tu mi manchi.
Mi manchi da trent’anni e mezz’ora,
minuto più o di meno non fa la differenza.
Mi manchi come il vento sul primo metro d’acqua
quella che la assomiglia a una bimba spettinata
con la gazzosa in mano e le stringhe da allacciare.
Mi manchi come certi silenzi che fa il treno
quando si ferma in mezzo a dei campi
e non sai cosa, non sai quando riparti
e non te ne importa nulla.

Massimo Botturi

Mani

Cambio metodo, sai?
Impavida e spavalda
tra suoni d’aria
in correnti viaggiatrici
onoro la mia difesa
perdonandomi dalle colpe
inflitte solo da me stessa.
 
E’ sempre così.
 
Mi strazio ramificata
in estensioni di pensiero
che poi diventa vita mia
         in conchiglia
               in tana
forse in egoismo opportuno.
 
Mi tocco in forme
d’energia fluente
-ora-
cospirata da galleggianti
matasse roventi
da sbucciare
poi…
nella gestualità
    dello specchiarmi
mi si sgrana un corpo
di pelle rassicurata
da una nuova primavera.
 
Frenetico, rispettoso.
 
Caloroso nella freddezza
impiccato a metà
d’una negazione
da inventare…
per una nuova bugia illusoria
da raccontare.
 
Efficace?
No. Se la pelle lasciata
per strada non emana
quel po’ di vero
che sa fare piccola differenza
nella gestualità
d’accoglimento
del diverso

Glò

La vita è nuda

Ricorda che son stato un ragazzetto pane e sale
innamorato sempre di chi metteva mano
sulla mia spalla in folla di treno;
o in una piazza
di bancarelle con i dolciumi
e il filo teso, sul quale cancellare la morte con maestria
di piedi piantumati d’uccello
di poesia, di calzamaglia bianca
dove la donna alleva
le forme sue aggraziate e composte.
Tu, ricorda
che per la mano tocca guidarmi
strada o prati non fanno differenza per me.
La vita è nuda
e tutti i miei compagni, le facce verso sera
le giovani impiegate che vivono d’affanni
e i vecchi che si tolgono dei sassi dentro il cuore.

Massimo Botturi

Se è follia

Tra queste follie
muri su cui scrivere
con polpastrelli
e sangue rosso
alitando i pensieri
come fiato sulle mani.
La sera è lì,
in agguato,
e non fa differenza
se il buio colora la stanza
se stringendo gli occhi forte
vedo mille lucciole spente
arrampicarsi alle pareti
se fra i capelli sento
appena
un soffio di vento…
forse c’è ancora uno spiraglio.

astrofelia franca donà

Il silenzio dell’allodola

Non importa che giorno è oggi.
La sveglia suona anche nei giorni di festa
come oggi, che non è necessariamente domenica.
Giorni uguali a quotidianità rattoppate da doveri
e inseguimento di soldo sporco, letale
d’ogni libertà ormai usurata
dagli incravattati perbene.

Tu dormi ancora nel tuo letto
e mai vorrei farti vedere il vuoto
dei miei occhi che non sanno uscire
da una prigione d’amore
consumata in violenza d’un vizio
che ho lasciato perdere
da quando hai deciso di venire al mondo.

Mi ascolti sovrano nei miei sensi di colpa;
lo trasmetto col mio portarti un pezzo di pane
con una nutella che non potrei permettermi,
ma tutto accetto, tranne quel po’ di buono
che mai oserei togliere ad un palato
che fino all’altro ieri mi rigavi d’emozione il viso
e non riuscivo a trattenermi dal pianto.

I giorni di sole come giorni di pioggia.
Non sanno fare la differenza.
E’ tutto annebbiato da tristezza di solitudine
non condivisa.

Parlano di luoghi lontani tutte queste voci
ammassate nella ricerca di scoop inventati
oltre le semplici verità di immense sofferenze.

E di me si parla poco.
Solo perché sono italiana generosa di vita
alla cui vita non so dare altro che assenza.
Il sostegno è una sabbia mobile che mi sta facendo affogare.
L’italianità e la mia unione con te
è spenta da bombe lacrimogene
che mi sento sullo sguardo anche se buttate a distanza.

Gioia come tristezza.
Non c’è nessuna differenza.

Almeno oggi sto afferrando la mia apatia
incarnata da una scopa che spolvera tutte le sporcizie
d’una ricchezza falsamente raccomandata
in uffici di Gran Ricchezza:
simboleggiano il potere
e la mia schiavitù venduta al miglior offerente.

Glò

Compleanno

Un altro anno,
ho smesso di festeggiarli
quando non ne ho visto
più la differenza,
ho sepolto la meraviglia
sotto manciate di argilla
e so di non essere cresciuto
ma di aver cambiato solo
forma
e vorrei scavare
ritrovando quel bambino,
dirgli
di non imparare la parola cinismo
perché gli potrebbe
piacere,
vorrei dirgli
di lasciare almeno una spiraglio
quello da cui vengono
i nodi in gola
e le risate senza motivo
perché è l’unica fonte
d’aria
per cui l’anima
possa avere la voce
per parlarmi,
per parlarti,
per parlarvi
ancora.

Gian Luca Sechi

Published in: on febbraio 12, 2011 at 07:08  Comments (4)  
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La differenza

“C’è una grande differenza tra il non volere e il non saper peccare”

LUCIO ANNEO SENECA

Published in: on novembre 25, 2010 at 07:14  Comments (2)  
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Dissolvenza in nero


Quanta attesa
ho sprecato
e quanta pace ora
qui, dove finisce il cammino
e la verità
è che non c’è differenza
tra me ed il percorso
perché io scelsi
le strade e non loro me,
come spesso m’è
piaciuto di credere.
Nessuna luce,
nessun immagine,
solo silenzio
senza dolore
e non ho paura
di lasciare ad altri
quel mondo
che temevo d’abbandonare
con tutte le domande
che tanto paiono banali
ora che finalmente so.

Gian Luca Sechi