…Perugia

Di te dirò
sole e concrete trasparenze
: archi austeri
su scale infinite.

Di te dirò
con le fatiche
il solo canto del cuore
fra i vicoli angusti
e le smancerie.
E gli autobus stracolmi
di carne in scatola
le luci i lustrini
bocche piene di patate
convenevoli
sorrisi di routine
desideri esposti
su vetrine colorate.

Biscotti di miele
         apparenze salvate.

Di te dirò il fiele
Il look lo stile
le vuote sparse antiche memorie

Perugia
i piccioni
l’effimero
Il gel

Silvano Conti

Quasi

QUASE

Ainda pior que a convicção do não, a incerteza do talvez
é a desilusão de um “quase”.
É o quase que me incomoda, que me entristece, que
me mata trazendo tudo que poderia ter sido e não foi.

Quem quase ganhou ainda joga,
quem quase passou ainda estuda,
quem quase morreu está vivo,
quem quase amou não amou.

Basta pensar nas oportunidades que escaparam pelos dedos,
nas chances que se perdem por medo,
nas idéias que nunca sairão do papel
por essa maldita mania de viver no outono.

Pergunto-me, às vezes, o que nos leva a escolher uma vida morna;
ou melhor, não me pergunto, contesto.
A resposta eu sei de cor,
está estampada na distância e frieza dos sorrisos,
na frouxidão dos abraços,
na indiferença dos “bom dia”, quase que sussurrados.
Sobra covardia e falta coragem até pra ser feliz.

A paixão queima, o amor enlouquece, o desejo trai.
Talvez esses fossem bons motivos para decidir
entre a alegria e a dor, sentir o nada, mas não são.
Se a virtude estivesse mesmo no meio termo,
o mar não teria ondas, os dias seriam nublados
e o arco-íris em tons de cinza.
O nada não ilumina, não inspira, não aflige, nem acalma,
apenas amplia o vazio que cada um traz dentro de si.

Não é que fé mova montanhas,
nem que todas as estrelas estejam ao alcance,
para as coisas que não podem ser mudadas
resta-nos somente paciência,
porém, preferir a derrota prévia à dúvida da vitória
é desperdiçar a oportunidade de merecer.

Pros erros há perdão; pros fracassos, chance;
pros amores impossíveis, tempo.
De nada adianta cercar um coração vazio
ou economizar alma.
Um romance cujo fim é instantâneo ou indolor não é romance.
Não deixe que a saudade sufoque, que a rotina acomode,
que o medo impeça de tentar.

Desconfie do destino e acredite em você.
Gaste mais horas realizando que sonhando,
fazendo que planejando, vivendo que esperando
porque, embora quem quase morre esteja vivo,
quem quase vive já morreu!!

§

Ancor peggio della convinzione del no, l’incertezza del forse

è la disillusione di un”quasi”.

E’ il quasi che mi disturba, che mi intristisce,

che mi ammazza portando tutto quello che poteva essere stato e non è stato.

Chi ha quasi vinto gioca ancora,

Chi è quasi passato studia ancora,

Chi è quasi morto è vivo,

Chi ha quasi amato non ha amato.

Basta pensare alle opportunità che sono scappate tra le dita,

alle opportunità che si perdono per paura,

alle idee che non usciranno mai dalla carta

per questa maledetta mania di vivere in autunno.

Mi chiedo, a volte, cosa ci porta a scegliere una vita piatta;

o meglio, non mi chiedo, contesto.

La risposta la so a memoria,

è stampata nella distanza e freddezza dei sorrisi,

nella debolezza degli abbracci,

nell’indifferenza dei “buongiorno” quasi sussurrati.

Avanza vigliaccheria e manca coraggio perfino per essere felice.

La passione brucia, l’amore fa impazzire, il desiderio tradisce.

Forse questi possono essere motivi per decidere tra allegria e dolore, sentire il niente, ma non lo sono.

Se la virtù stesse proprio nei mezzi termini, il mare non avrebbe le onde, i giorni sarebbero nuvolosi

e l’arcobaleno in toni di grigio.

Il niente non illumina, non ispira, non affligge, nè calma,

amplia solamente il vuoto che ognuno porta dentro di sè.

Non è che la fede muova le montagne,

nè che tutte le stelle siano raggiungibili,

per le cose che non possono essere cambiate

ci resta solamente la pazienza,

però, preferire la sconfitta anticipata al dubbio della vittoria

è sprecare l’opportunità di meritare.

Per gli errori esiste perdono; per gli insuccessi, opportunità;

per gli amori impossibili, tempo.

A niente serve assediare un cuore vuoto o risparmiare l’anima.

Un romanzo la cui fine è istantanea o indolore non è un romanzo.

Non lasciare che la nostalgia soffochi, che la routine ti abitui,

che la paura ti impedisca di tentare.

Dubita del destino e credi a te stesso.

Spreca più ore realizzando piuttosto che sognando,

facendo piuttosto che pianificando, vivendo piuttosto che aspettando

perchè, già che chi quasi muore è vivo,

chi quasi vive è già morto!!!

LUÍS FERNANDO VERÍSSIMO

Dedicata a Marcello

Il problema del carnevale 2011: to be or not to be? Essere o non essere?

S atanasso,  se  sol  sapessi  se  sono!

A vanzare  annaspando  affannosamente

N el  narcotizzante  neonichilismo,

D iguazzare  dappertutto  dilaniandosi,

R odendosi?  Rifiutiam  rochi  ribelli

O ppure  odiremo  ovunque  ortodossi

S accenti  saettare  settarie  sentenze!

E retti  ed  encomiabilmente  empirei

R espingiamo  routine,  resechiamo  ratti

M ammasantissima  multimiliardari

E d  evitiamo  eziandio  esitanti

N olimetàngere,  nientandoli!  Nella

G ioia,  gratuitamente  galopperemo

H esitation!  Hurrah,  hula  hawaiane

I mbriacanti  impazzano: innamoriamoci!

Sandro Sermenghi

 

Acrostico (dal greco ákros, estremo, e stíchos, verso) componimento in cui le lettere iniziali di ciascun verso, lette verticalmente, formano una parola, una frase o un altro componimento poetico minore. Talvolta la combinazione si trova anche a metà (mesostico) o alla fine dei versi (telestico), dando luogo a una sorta di sciarada, di enigma o di logogrifo. Acrostici, mesostici e telestici fanno parte di quel più ampio genere letterario che va sotto il nome di carmi figurati, dove la disposizione materiale delle lettere arriva a comporre una figura regolare e caratteristica, come un quadrato, un trapezio, un organo o una zampogna. Invitiamo i poveti del Cantiere a scrivere qualche acrostico….ciaosandrèn

Al semaforo


Di nuovo è già alto il grano
i sogni si allontanano sempre più
routine affilano giorni che non bastano
l’anima naufraga negli azzurri
attende bucaneve fra scogli
mentre cristalli annebbiano il verde
istintivamente mi avvio.

Rosy Giglio

Published in: on ottobre 7, 2010 at 07:03  Comments (3)  
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Mare piatto


Sotto granelli d’ozio
naufraga la mia mente
fluttuando su e giù
tra speranza e noia
in un mare d’abitudine.

Mi scivolano addosso
giorni pieni di niente
routine di letti sfatti
di piatti da lavare
di cene da inventare;

poi assetata bevo
alla tv, sui libri
storie altrui;
parentesi di sogno
in cui annullo
il piatto scorrere
delle mie stagioni;
la fede mia si sgretola
e un pensiero mi martella:
viva?  sono io viva?
Pure la Musa è assente.

Viviana Santandrea