Mai vi direi del mio male nella bocca
del sangue che ha sapore del ferro
quando m’alzo, e sporco il lavandino
di gocce calde e scure.
Vi direi mai d’otto peli grigi al mento
del tonfo di campane a noleggio nella pancia;
la cena un po’ indigesta
c’è tutto da lavare.
Vi direi mai del rumore dei vicini
le loro grida idiote ad un gol; quell’abbaiare
che fanno i cani troppo nutriti e un po’ annoiati.
Del mio ginocchio soldo bucato
delle tasche, dove ho perduto cose da ricordare.
E gli occhi
dell’impiegata in cerca di supplica, nei miei.
Occhi che han preso gli insulti, forse botte;
che han fatto solo ieri l’amore
ma era niente. Un viaggio su una strada bagnata
senza scarpe.
Biglietto da visita
Appassionata
D’estate fuori al balcone seduta ai piedi di mia madre un caldo oleoso mi attraversava come il rumore delle Vespe giù in strada e la televisione invadente dei vicini, il sonno arrivava piano piano insinuandosi tra le pieghe della giornata ma io non cedevo, non potevo perdere nemmeno un istante di quel giorno che era stato mio, del lento parlare di mia madre, nemmeno il silenzio che allora non sapevo pesante delle cose non dette, silenzio, cose, tempo, giorni, volevo perdere. Allora non lo sapevo che il tempo scorre lento solo a giorni che sono veloci gli anni soprattutto quelli che non ti senti addosso o fingi di aver smesso come vestiti ormai vecchi. Io pensavo alla mia vita come un cerchio già chiuso con me seduta ai piedi di mia madre in quell’istante che era il mio “sempre” tutta la mia gioia tutto il mio dolore di un futuro che non sapevo immaginare appassionata com’ero delle parole che mi crescevano dentro ma poi non sapevo dire.