ATTIMI DI TERRORE

 
Attimi di terrore
fulminanti
inconsulti, tragici
dal sapore d’acre morte
la vita non sarà più la stessa
macerie su macerie
trema la terra rossa
sembra quasi accompagnare
il cordoglio di Brindisi
piange il banco
orfano del candore di Melissa
gli fa eco la gente sfollata
attonita e disperata
che ha visto vacillare
la fatica di una vita
nessun angelo
a proteggere case e campanili,
il magma si è smosso
fatale smottamento
restano solo frantumi,
troppo dolore e scoraggiamento
senza alcun volto il colpevole
come la nera mano che ha
spezzato le ali della bianca colomba
non si può condannare la natura
ma l’uomo dovrà rendere conto
della sue truci azioni
possiamo solo chiuderci
in un rabbioso silenzio
possiamo solo augurarci
un giusto sonno
a farci risvegliare
in un mondo migliore,
a farci noi stessi
pane di luce.

Roberta Bagnoli

Tra le mille ore felici

UNTER TAUSEND FROHEN STUNDEN

Unter tausend frohen Stunden,
So im Leben ich gefunden,
Blieb nur eine mir getreu;
Eine wo in tausend Schmerzen
Ich erfuhr in meinem Herzen,
Wer für uns gestorben sei.

Meine Welt war mir zerbrochen,
Wie von einem Wurm gestochen
Welkte Herz und Blüte mir;
Meines Lebens ganze Habe,
Jeder Wunsch lag mir im Grabe,
Und zur Qual war ich noch hier.

Da ich so im stillen krankte,
Ewig weint und weg verlangte,
Und nur blieb vor Angst und Wahn:
Ward mir plötzlich wie von oben
Weg des Grabes Stein geschoben,
Und mein Innres aufgetan.

Wen ich sah, und wen an seiner
Hand erblickte, frage keiner,
Ewig werd ich dies nur sehn;
Und von allen Lebensstunden
Wird nur die, wie meine Wunden,
Ewig heiter, offen stehn.

 §

Tra le mille ore felici

che ho trascorso nella vita,

una sola in me resta per sempre:

quella in cui tra mille dolori

io sentii nel profondo del cuore

chi per noi morì di passione.

Il mio mondo era in frantumi

come se un verme lo avesse corroso,

vizza la fioritura del mio cuore;

ogni bene che avevo e che sognavo

nella vita era chiuso in una tomba,

qui stavo ancora per il mio tormento.

Piangevo sempre, anelando a fuggire

lontano, e in segreto mi torturavo,

davanti a me solo angoscia e inganno:

la pietra del sepolcro all’improvviso

come dall’alto mi fu sollevata,

e si dischiuse nell’intimo il cuore.

Chi ho visto, e chi alla sua mano

mi apparve, non chieda nessuno,

questo soltanto vedrò in eterno;

e questa sola, tra tutte le ore

della mia vita, serena e aperta

starà per sempre, come le mie piaghe.

NOVALIS

In attesa

Pensami nel silenzio

che ti circonda,

nel tormento della tua anima

tra le ombre della memoria

Raccogli i miei sogni,

donagli linfa vitale

fra le onde del mare in burrasca

con le note di un cielo stellato

Crudele è lasciarli in attesa

tra la polvere di parole in frantumi

che un vento oltraggioso disperde,

per poi farli morire


Patrizia Mezzogori
Published in: on Maggio 3, 2011 at 07:45  Comments (6)  
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Certi sapori dolci

Il buio della notte
partorisce ombre,
culla di silenzi l’orizzonte.
Dalle pagine vecchie
d’altri tempi
certi sapori dolci
celati tra frantumi
di uno specchio
affiorano
ridenti
arrampicati
alle vetuste zolle…
l’onda evade
dall’isocronismo dei tamburi
straripa nei campi
sulle corsie fiorite…
primavera
come nebbia si aggira
pellegrina
tra pagine sbiadite
cantando
con la valigia
dell’odore antico
aspetta il treno.

Giuseppe Stracuzzi

L’Inganno

La prima volta
non sembri che acqua immacolata,
battesimale piovischio
discreto minuto,
quasi lusinga
sul peristilio sedotto
d’una antica Residenza.

Ed invece…

Al profilarsi irreale del levante
non spargi che umide schegge,
frantumi di schizzi crocchianti,
lontani calpestii.

Sono l’Ore nostre dolenti
dal boccio passito
ore sorbite ormai divorate.

Non sei che infinito ponente,
tronfio picchiettio delle dita
sulla corta parabola del Domani.

Un regolare cessare di cicli
dove Ieri è già meno d’un sogno
e l’Oggi non è che agonia.

Daniela Procida

Anima

Il vaso che t’ho donato
t’ho detto
abbine cura!
Gli hai appena
dedicato uno sguardo
e l’hai posato
in bilico
tra le correnti
finchè un soffio
l’ha spinto in frantumi
e ogni pezzo
si è nascosto
così in fondo
negli angoli bui
dove gli occhi
non arrivano e io
ci ho provato,
devi credermi,
a sistemarlo
e a quante ho
chiesto un aiuto:
un pezzo in una vecchia canzone
un pezzo in un quadro oscuro
un pezzo in una foto sbiadita
e tutti quelli che ritrovo
in un profumo, un rumore
in ogni mia poesia.

Gian Luca Sechi

Published in: on novembre 23, 2010 at 07:27  Comments (7)  
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Casso sterrare

Sulla faccia tonda
cavalca
scavalca
l’allotropo complesso
di fiori
spine
serpi
di parole.
imprime al cielo
il senso del proprio essere.
Il sole
come colino intento a travasare
scogli badiali
a velo di frantumi
ostenta l’apparenza
mentre cala
nel buio della notte…
il tempo
come una ruspa
che lavora sempre
spinge le faci accese
contro l’ombre.

Giuseppe Stracuzzi

Sul vetro incrinato

Sul vetro incrinato,
aveva il ragno tessuto una tela.
Sul vetro,
il diamante dei tuoi occhi.
tracciò una riga.

In frantumi, il vetro
ruppe il silenzio degli alberi.

Restarono solo i tuoi occhi
e la luna:
nel mio sguardo cucirono,
insieme,
il loro sguardo.

NADER NADERPUR

Scegliere

Continuare ad accusarti
è come accusare
il sasso
che la mia mano
mi scaglia addosso;
colpevole fu il corpo
che ti scelse
ma ancor di più
la mente
che avvallò
e mentre cerco
di riordinare i frantumi
sono certo
che tra i pezzi
mancherà il coraggio
perché non era neanche prima
nell’intero.

Gian Luca Sechi

Published in: on luglio 19, 2010 at 06:59  Comments (3)  
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Nel mio scrigno


Ho percorso tremando giorni
di tormentati monti.
Su e giù a violare vette,
avanzando incerto sull’orlo dell’essere.
Su e giù a non distinguere
le mie orme ghiacciate;
esiliato da freddi concetti,
arabescati frantumi di confuse sinestesie,
stupidamente appagato
dall’ostinazione di lancette esistenziali.
Sfinito anche nel sogno.
Finché ti ho sentita
sfiorarmi piano le ferite nel sonno,
e tutta una lunga notte
parlare alla mia anima
colorando,
cantando, carezzandole ricordi,
lenendo stanche piaghe.
Le hai mostrato sguardi,
sorrisi
orizzonti stupendi tra monti
e l’aurora, fatata creatura
ha strappato al buio colori
e ha fatto la notte una culla antica
atavico scrigno incantato
dove ora adagio tenero il domani

Flavio Zago